venerdì 27 marzo 2015

Stoner - John Williams

TRAMAWilliam Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo, per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l'autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti. (Dalla postfazione di Peter Cameron)

PUBBLICATO DAFazi Editore (2012), 332 pp. - 17,50 €

VOTO: 8/10

GIUDIZIO: Il romanzo narra la storia della vita di William Stoner, un uomo che potremmo definire “comune”, di umili origini e senza particolari doti. Ebbene, date queste premesse vi starete chiedendo per quale ragione una vita comune diventa oggetto di un romanzo; cari lettori, questo è proprio il segreto di questa opera. Il protagonista non ha nulla di eccezionale e nemmeno svolge una professione particolarmente eccitante. Si ritrova a convivere con una moglie che lo detesta, una figlia che ama ma da cui viene separato con ogni scusa e un’amante che non può frequentare a causa del capo dipartimento dell’università presso la quale insegna letteratura inglese. In poche parole la vita di Stoner si potrebbe dire un inferno. Tuttavia, con la sua passione per la letteratura, Stoner affronterà tutte queste difficoltà a testa alta rifugiandosi nelle sue lezioni, nei suoi seminari e nei suoi libri, che diventano una vera e propria via di fuga dalla realtà deprimente ed opprimente che lo circonda.

Da cosa deriva questa passione? Stoner si immatricola al primo anno di università nella facoltà di agraria e durante una lezione del corso di letteratura inglese, obbligatorio in tutte le facoltà, il professore legge il sonetto 73 di Shakespeare: “In me tu vedi quel periodo dell'anno”. Stoner rimane talmente colpito dalla potenza narrativa del sonetto che avviene in lui un’epifania, e decide di abbandonare gli studi di agraria per dedicarsi alla letteratura al punto da diventarne insegnante. Questa è forse la prima e unica decisione spontanea della sua vita grazie alla quale riuscirà a sopravvivere alle innumerevoli difficoltà alle quali dovrà far fronte nel corso della sua esistenza.
Le ultime pagine del libro sono dedicate agli ultimi momenti della vita di Stoner, consumato da una terribile malattia. L’autore descrive gli ultimi giorni di Stoner come un continuo dormiveglia in cui egli cerca di fare un bilancio della propria vita, di capire cosa si aspettasse da se stesso e dalla sua esistenza. E’ una sequenza molto straziante da leggere e umanamente coinvolgente, nella quale ci si identifica con Stoner, e anche qui, sul letto di morte la sua vera consolazione è quella di non morire del tutto, di non abbandonare totalmente questa terra, ma di continuare a vivere attraverso le pagine del libro che lui stesso ha scritto e pubblicato anni prima, a seguito delle ricerche per la sua tesi di laurea.
In Italia purtroppo è stato pubblicato solo di recente, ma nonostante l’autore lo scrisse nel 1965 esso si rivela molto attuale. Il finale è la conferma di trovarci di fronte ad un capolavoro e ne consiglio la lettura a coloro che sono in cerca di un romanzo che fa riflettere sulla vita, sulle scelte, sulle azioni che compiamo e sulle conseguenze che esse determinano.






lunedì 16 marzo 2015

La ragazza che hai lasciato - Jojo Moyes

TRAMA:Francia, 1916. Sophie, sposa innamorata del pittore Édouard Lefèvre, allievo di Matisse, è rimasta sola dopo che il marito è partito per il fronte allo scoppio della Grande Guerra. La giovane donna ritorna quindi al suo paese natale nel Nord della Francia, ora occupato dai tedeschi. Con grande audacia Sophie aiuta le famiglie in difficoltà suscitando l'interesse e l'ammirazione del locale comandante delle truppe nemiche, fino al giorno in cui, disperata, è costretta a chiedergli aiuto, dopo aver saputo che Édouard è stato catturato e rischia la vita. Per riaverlo è disposta a offrire ciò che ha di più caro: un bellissimo quadro dipinto dal marito che la ritrae giovanissima, intitolato "La ragazza che hai lasciato", divenuto per il tedesco una vera ossessione. Subito dopo, Sophie viene arrestata e portata via. Nessuno sa dove, né si hanno più sue notizie. Riuscirà a riunirsi al suo amato Édouard? Londra, 2010. Liv, vedova trentenne, sta ancora elaborando la dolorosa perdita del marito, un geniale architetto morto all'improvviso quattro anni prima. Ma quando incontra casualmente Paul, prova per lui una forte attrazione. L'uomo lavora per una società che si occupa di rintracciare opere d'arte trafugate durante la guerra, e proprio a casa di Liv vede il quadro che stava cercando da tempo, quello appartenuto un secolo prima a Sophie. Come mai Liv è in possesso di quel prezioso dipinto? E quali conseguenze avrà questa scoperta sulle loro vite?

PUBBLICATO DA: Mondadori, 16,00 € pp 417

VOTO: 7/10

GIUDIZIO:
Questo libro è la prima opera che leggo di Jojo Moyes e devo dire che sono rimasta particolarmente impressionata dalle capacità narrative di questa donna.
"La ragazza che hai lasciato"è un romanzo diviso  tra due vite ed epoche che si rincorrono e si intrecciano l'una con l'altra.
La prima storia che troviamo è quella di Sophie, giovane donna che aspetta non solo il ritorno del marito, ma la fine della prima guerra mondiale. La sua vita si svolge a St Peronne, piccolo comune Francese della Piccardia, zona a nord di Parigi.  Qui  insieme alla sorella affronta la difficile occupazione tedesca e fa di tutto per tirare avanti, visti gli stenti della guerra.
 La bravura della Moyes sta nella capacità di farti immedesimare nella protagonista, che è incredibilmente umana e profonda. Non troviamo una vera e proprio eroina ma una donna comune che proprio per questo rende tutto più reale e speciale. 
Le pagine del romanzo scorrono,così, velocemente e ci si trova immersi nei disagi,  nelle sofferenze e nelle paure di Sophie  e,anche, nelle dinamiche della vita di un piccolo paese costretto a fronteggiare il nemico, in questo caso non sul campo di battaglia, ma su territorio civile che prima di allora ha visto solo scorrere una vita semplice e monotona.
L'altra storia principale è quella di Liv, giovane vedova che vive a Londra nel 2010. A collegare Liv a Sophie è il meraviglioso quadro che dipinse  Edouard per la moglie, un opera che non aveva solo un valore artistico ma anche incredibilmente sentimentale, in quanto ricordava a Sophie la vita prima della guerra, del calore  che l'amore portava in superficie e del fatto che non esisteva solo  freddo  e sofferenza.
Questo quadro è stato regalato poi a Liv da suo marito e quindi anche nella sua vita questo dipinto si rende simbolo di amore e ricordi struggenti.  L'intera storia di questo romanzo è quindi molto bella e ben narrata, mi ritrovo a dare un sette solo perchè a mio avviso la storia ambientata ai giorni nostri e con protagonista Liv è nettamente inferiore per pathos e intensità alla storia di Sophie, e assume,quindi, toni più "normali". Se avessi dovuto giudicare solo la prima parte avrei dato sicuramente un voto più alto.

Skippy muore - Paul Murray

TRAMA: Daniel "Skippy" Juster e Ruprecht Van Doren sono compagni di stanza al Seabrook College di Dublino. Skippy è nella squadra di nuoto e passa le sue giornate attaccato al Nintendo, Ruprecht è un piccolo genio in sovrappeso con la passione per la matematica, le invenzioni e la speranza di comunicare, un giorno o l'altro, con gli extraterrestri. Una sera, in un locale, i due fanno a gara a chi mangia più ciambelle. Accade in un attimo: Skippy diventa rosso in viso, stramazza al suolo e muore in pochi minuti. Da questa fatale competizione prende il via una tragicomica avventura, fatta di piccole e grandi storie: primi amori che sbocciano con il lancio di un frisbee, spacciatori gelosi e fuori di testa, party di Halloween ad alto contenuto stupefacente, giovani professori in crisi esistenziale, preti potenti dal passato oscuro, e bizzarre teorie sull'esistenza di universi paralleli. Un romanzo di formazione atipico, in cui Paul Murray mostra il fragile confine che divide la realtà dalla finzione, l'amore dal tradimento, la vita dalla morte.

PUBBLICATO DAIsbn Edizioni (2010), 810 pp. 10,00 €

VOTO: 9/10

GIUDIZIO:
Un piccolo/grande capolavoro scoperto per caso leggendo varie anteprime sul mio nuovo e-reader (difatti io ho letto la versione e-book, che viste le dimensioni dell’edizione cartacea, ho trovato molto piu pratico). Il libro narra in sostanza le vicende di Skippy e Ruprecht, due compagni di stanza in un esclusivo college di Dublino. L’autore decide di iniziare il romanzo descrivendo la morte di Skippy, per poi proseguire parlando degli avvenimenti (di tutti?) che l’anno preceduta, e nel finale di quelli che l’anno seguita. Skippy e Ruprecht sono circondati da molti personaggi nelle loro avventure: da un lato ci sono gli amici Dennis, Geoff e Mario, compagni dei numerosi esperimenti di Ruprecht per tentare di entrare in contatto con universi paralleli; dall’altro ci sono i docenti del Seabrook College: Howard docente di storia, Farley, Tom Roche l’ allenatore della squadra di nuoto di Skippy, Padre Green il terribile docente di francese, la misteriosa Miss McIntyre ovvero la supplente di geografia, tutti capeggiati dall’Automa ovvero il vicepreside ad interim. Non mancano i bulli di turno, Carl e Barry, con i loro loschi affari che gestiscono con gli spacciatori. Un quadro davvero ampio di avventure che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina e fa riflettere sull’adolescenza, sulla vita e sulla morte.
Skippy muore e quasi nessuno se ne accorge si potrebbe dire. Tutti sono presi dai propri affari ed interessi per potersene accorgere. Skippy muore e solo dopo si sente che manca qualcosa nella vita di tutti i giorni a Seabrook. Skippy muore e nulla può cambiare questo dato di fatto, e riportarlo indietro.
Ma una volta che Skippy scompare, tutto cambia. Nulla è più come prima. Il caos sembra regnare sovrano sul gruppo tanto affiatato di amici che era sempre stato unito a Skippy ed in qualche modo ne ha saputo accettare anche il compagno di stanza, tanto ingombrante quanto genio indiscusso della matematica e primo in classifica in ogni materia, sport esclusi.
Allora viene da chiedersi come mai Skippy è morto nell’indifferenza generale, prima fra tutte quella del suo compagno di stanza, che si ritrova a scoprire di non sapere nulla del suo unico vero amico.
In queste pagine, scritte con una maestria davvero rara, si parla di molti argomenti e di molte esperienze, è molto lungo, ma un pezzo alla volta ci si ritrova all’ultima pagina, senza un vero e proprio finale conclusivo della vicenda e ci si chiede... “e ora??”.
Io avrei voluto continuare a leggere le avventure di questi personaggi, ma credo che il messaggio di Murray alla fine sia... Skippy è morto, ma ora bisogna andare avanti e pensare al futuro e lasciare che ciascuno di questi personaggi viva la propria vita; così come accade nella vita reale, una volta che scompare una persona a noi cara, si elabora il lutto, ciascuno a proprio modo, e poi si va avanti con la propria vita, non scordandosi del passato, ma portandolo nel cuore.

Lettura caldamente consigliata, nell’ attesa del film che è in lavorazione.