PUBBLICATO DA: Armando Curcio editore 2011 – pag. 225 - € 3,90
VOTO: 8
GIUDIZIO:Pasticci d’amore è davvero una spassosa, piacevolissima commedia degli equivoci da leggere tutta d’un fiato. Il ritmo della storia e i dialoghi brillanti mi hanno tenuto incollata al pc, mi hanno fatto sorridere, mi hanno incuriosita. Le citazioni di torte e dessert rischiavano di farmi venire il diabete ma, scherzi a parte, ho apprezzato molto l’originale accostamento tra i dolcetti e le fantasiose teorie di fisiognomica inventate dalla protagonista. Adorabile anche la presenza di Luna, una gatta un po’ viziata e un po’ sensitiva, come tutti i felini. I protagonisti sono tutti da scoprire... Elena è una giovane donna moderna che si inventa un lavoro dal nulla, Davide invece nasconde un passato artistico che preferisce dimenticare. Il romanzo scorre leggero e fluido tra malintesi e segreti nascosti e poi rivelati. Il mio voto è un otto pieno perché l’autrice sa descrivere con tocco leggero i caratteri dei personaggi, anche quelli secondari, senza rinunciare all’introspezione e all’analisi psicologica. Insomma, nonostante la leggerezza della trama, non si rimane certo delusi per la mancanza di profondità, perché nulla è lasciato al caso e gli eventi si susseguono con una coerenza che a volte è carente in alcuni romanzi, specie nei romance. Avendo già letto anche “L’sola del destino” della stessa autrice, non mi aspettavo niente di meno, ma questo romanzo è più lungo, più intrecciato e naturalmente più goloso. Perciò, se volete godervi un po’ di relax appetitoso con una lettura scacciapensieri, vi consiglio vivamente questo pasticcio d’amore...
ESTRATTO:In quella gelida mattina di febbraio l’autobus era in ritardo ed Elena ingannava l’attesa osservando le nuvolette di vapore acqueo che le uscivano dalla bocca come in un fumetto. Il freddo pungente, la pioggia ad intermittenza e l’auto dal meccanico parevano essersi alleati contro di lei per rallentare la sua consueta corsa quotidiana. Ma ci voleva ben altro per scatenare la reazione spazientita di un’inguaribile ottimista. A suo avviso, era sempre meglio industriarsi per trovare un rimedio invece di aspettare la classica manna dal cielo. E l’unica soluzione possibile era quella di ripiegare su un mezzo di trasporto alternativo. - Mi scusi, è libero questo taxi? – chiese avvicinandosi ad una vettura, nei pressi della fermata del pullman. - No, sono qui che mi riposo, – borbottò l’autista abbassando il finestrino e lanciandole un’occhiata ironica. La sua potenziale cliente si era infagottata in un pesante giaccone per proteggersi dal vento. Di lei si intravedeva solo la metà del viso lasciata scoperta dalla sciarpa e dal cappellino. - Buon riposo, allora! – replicò accennando l’intenzione di proseguire oltre. Se non avesse avuto tanta fretta di fare una consegna, sarebbe stato divertente ribattere a quel tipo in vena di battute ma ora non era proprio il caso. Lui alzò gli occhi al cielo come se volesse prenderla per un’idiota, poi scese dalla macchina e le aprì la portiera. - Dove la porto? – le domandò infine seriamente. - All’hotel Ribes, – rispose lei accomodandosi nel sedile posteriore e appoggiando accanto a sé la scatola che aveva in mano. - Se riesce ad arrivare in quindici minuti, le regalo un extra, – aggiunse. - Quindici minuti? E cosa dovrei fare? Volare? Dove crede di essere? Nel deserto australiano? Siamo a Roma. Il traffico non guarda in faccia nessuno. - Ma sì, lo so! Non sono una forestiera. Abito qui anch’io. Senta, lei è sempre così di buonumore? - Solo quando faccio un favore ad un amico, – bofonchiò. - Un favore? - Sì, il titolare della licenza di questo taxi è a letto con l’influenza e non voleva perdere qualche giorno di possibili guadagni, così si è rivolto a me e mi ha proposto di fare a metà. I soldi non bastano mai. - A chi lo dice! – approvò subito Elena togliendosi la sciarpa e svelando il suo simpatico viso dai lineamenti sbarazzini. Il riscaldamento all’interno dell’auto era confortante perciò si liberò anche del soprabito e del cappello. Ma l’autista sembrò non notare i suoi movimenti. - Allora, lei cosa fa in realtà, a parte i favori agli amici? – s’informò cercando di non distrarlo troppo dalla guida. - Gestisco un ristorante. - Ah, però! Che combinazione! Io sono una pasticcera free lance, nel senso che cucino dolcetti e li consegno agli alberghi e ai ristoranti che me li richiedono. È tutto regolare. Ho la partita iva, – snocciolò d’un fiato. – Le lascio il mio numero di cellulare, non si sa mai… Approfittando di una sosta ad un semaforo rosso, gli porse il suo biglietto da visita, a forma di crostata: Le dolci fantasie di Elena Sartinelli.
RECENSIONE DI EMMA
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