PREMIO PULITZER 2014
TRAMA:Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
PUBBLICATO DA: Rizzoli (2014) – 892 pp. €20,00
VOTO: 10
GIUDIZIO: Questo romanzo è stata una scoperta casuale avvenuta qualche mese fa, consultando in internet le ultime novità del settore narrativa. Il libro a prima vista è, quello che si suol dire, “un bel mattone”, ed il costo non è indifferente (sebbene sia la prima edizione rilegata), quindi mettendo assieme questi due elementi un lettore medio lo scarterebbe; difatti nelle classifiche di vendita non è mai salito sul podio, ma si sa che gli italiani non sono un popolo di lettori, figuriamoci se sono lettori di “mattoni”.
Ed
è un vero peccato perché, personalmente, dopo aver letto una cinquantina di
pagine ero già totalmente immerso nella storia, scritta con uno stile ed una
abilità narrativa ed espressionistica che fin ora ho trovato solo in De Carlo
(Due di due). Certo, per apprezzarlo a pieno andrebbe letto in lingua
originale, ma io non ci penso nemmeno e mi fido del traduttore.
Il
genere, beh che dire, è un misto: c’è un po’ di drammatico, un po’ di sentimentale,
un po’ di commedia, molta avventura, ma anche azione. In effetti è difficile
catalogare questo romanzo in un genere unico.
La
trama è molto ampia, copre circa un ventennio della vita del protagonista,
Theodore Decker, il quale rimane orfano di madre a seguito di un attentato
terroristico in un museo newyorkese. Gli eventi immediatamente successivi
all’esplosione portano Theodore, che sopravvive miracolosamente, ad
impossessarsi di un piccolo quadro esposto nel museo, “Il cardellino” di Carel
Fabritius, dipinto nel 1654. Da quel momento si scatenano una serie di eventi
che porteranno il piccolo Theodore a cambiare vita, crescere, capire e apprezzare
il potere dell’arte (passione che gli viene trasmessa fin da piccolo dalla
madre).
Nelle
pagine del libro Donna Tartt riversa dieci anni del suo lavoro, autrice che
prima d’ora mi era sconosciuta e del quale ho letto un’intervista molto
interessante (disponibile in inglese a questo indirizzo web:QUI) nella quale afferma:
<<Molte
persone mi chiedono: “Perché non scrivi i libri più velocemente?” Ed io ci ho
provato, solo per vedere se ci riesco. Ma non mi viene spontaneo lavorare in
quel modo. Se non mi diverto nello scrivere un libro, la gente non si divertirà
nel leggerlo. Non voglio essere come una breve corsa al luna park. Voglio dire,
qual è lo scopo di lavorare in quel modo?>>
Da
qui si capisce lo spirito con la quale Donna Tartt ha prodotto questo romanzo
(e forse anche i due precedenti, ma non avendoli letti preferisco non
esprimermi in merito). Beh fatto stà che dieci anni di attesa dall’uscita del
suo romanzo precedente, e contemporaneamente di lavoro per la stesura di questa
opera le sono valsi il Premio Pulitzer per la narrativa 2014: Il cardellino si aggiudica infatti
l’ambito premio. E devo dire che di certo è tutto merito della Tartt, la quale
ha inserito nelle pagine del romanzo dei passaggi che da soli valgono il prezzo
del romanzo; qui voglio citarne solo un paio di questi:
“E nel pieno del nostro
morire, mentre ci eleviamo al di sopra dell’organico solo per tornare
vergognosamente a sprofondarvi, è un onore e un privilegio amare ciò che la
Morte non tocca.
[…]
E io aggiungo il mio
amore alla storia delle persone che hanno amato le cose belle, e se ne sono
prese cura, e le hanno strappate al fuoco, e le hanno cercate quand’erano
disperse, e hanno provato a preservarle e a salvarle intanto che,
letteralmente, se le passavano di mano in mano, chiamando dalle rovine del
tempo la successiva generazione di amanti, e quella dopo ancora.”
Detto
questo, ho parlato sia del romanzo che dell’autrice, non voglio entrare più nel
dettaglio della trama per non rovinarvi la sorpresa. Dico solo che libri di
questo calibro se ne trovano difficilmente nell’arco di una vita intera, quindi
non lasciatevi sfuggire l’occasione di perdervi in queste pagine.
Nessun commento:
Posta un commento