PUBBLICATO DA: Tea - pp 553
VOTO: 4
GIUDIZIO: Ho acquistato questo libro principalmente per staccarmi un po’ dal genere thriller e riavvicinarmi alla narrativa che non leggevo da tempo. Sono stato attratto dalle premesse affascinanti: quattro amici, la storia di una vita vissuta bene o male assieme, l’ambientazione dei sobborghi con quell’alternarsi di routine e avventura; insomma tutti spunti più che ottimi per dar vita a un bel romanzo appassionante e nel contempo ricco di spunti di riflessione anche attuali. Devo tuttavia precisare per dovere di cronaca, che era il primo libro di Irvine Welsh che leggevo e non sapevo nulla riguardo alla sua scrittura.
Nella prima parte del libro (Finestre ’70) si vengono a
delineare le caratteristiche dei quattro
protagonisti che vengono presentati a partire dalle loro
famiglie, quando essi sono ancora bambini.
Poi nella seconda parte (Finestre ’80) i protagonisti sono
adolescenti e affrontano le prime esperienze della vita che nel contesto in cui vivono sono principalmente il
sesso e le risse allo stadio. Nella terza parte (Finestre ’90) i quattro sono ventenni ed ognuno di loro
sceglie la propria strada: chi diventa pugile, chi dj, chi finisce nel giro della tossicodipendenza e chi lotta
con la società per sopravvivere in qualche modo, ma alla fine del capitolo i quattro amici si
ritroveranno per una gita alla famosa “Oktoberfest”.
Nella quarta parte (Finestre ’00) avviene un salto
temporale, i quattro amici sono distanti per varie ragioni e sono ormai trentenni ognuno con la propria vita
che porta qualcuno di loro lontano da Edinburgo. Infine gli ultimissimi capitoli contengono la
conclusione delle vicende narrate in cui si tirano le somme nei rapporti tra i protagonisti e il
ricongiungimento dopo molto tempo passato ciascuno per conto proprio.
Di tutte le aspettative che poteva creare, il romanzo non
rappresenta nulla di quanto ho premesso all’inizio. Sebbene vi siano i presupposti, quella che si va
a leggere è una storia scritta con un linguaggio molto scurrile, ai confini del fastidioso. Penso che il
ricorso a questo tipo di linguaggio sia appositamente voluto per consentire al lettore di immergersi
in quella che è la realtà della gioventù e dello slang edinburghese. Tuttavia la lettura risulta
veramente pesante in considerazione anche del fatto che i capitoli sono molto lunghi e senza paragrafi che
consentano di fermarsi nella lettura e assimilare il contenuto prima di proseguire.
Se il contenuto poteva essere valido, credo che in questo
romanzo sia sbagliata la forma. Certo, se l’autore avesse utilizzato un linguaggio meno scurrile, è
ipotizzabile che non avrebbe trasmesso le stesse emozioni. Ma personalmente credo che debba sempre prevalere
il buon senso e la giusta misura, cosa che qui non è avvenuta. Probabilmente sono io che non riesco
ad apprezzare artisticamente questo tipo di scelte nella composizione del testo, ma davvero non
riesco a cogliere un significato concreto in quest’opera, ne tantomeno un valore artistico o culturale
ammesso che ce ne sia uno. Tuttavia è molto interessante leggere delle azioni-reazioni dei protagonisti
in virtù dei loro quattro caratteri diversi, e anche cogliere il loro spirito di gruppo che prevale sempre,
anche sui contrasti interni allo stesso, che si
vengono a creare. Si può concludere che Colla rappresenta
una specie di diario che raccoglie in sé il vissuto di un gruppo di amici cresciuti assieme. Tuttavia lo
raccoglie molto male.
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