"Ho fatto della traduzione la mia padrona e i miei giorni non sono stati più così pericolosamente terribili. I miei progetti mi distraggono. [...] quando sono in comunione con la traduzione, riesco ad essere felice. [...] Durante questi momenti tutte le ferite si rimarginano."
TRAMA: Dopo "Il cantore di storie" con questo nuovo romanzo Rabih Alameddine ci trasporta in Libano, a Beirut, e, all'inizio, in un vecchio appartamento della città. È qui che incontriamo Aaliya, una donna di settantadue anni, i capelli tinti di blu, una traduzione da iniziare, forse, e una storia da raccontare. Aaliya ci parla della sua vita: anni e anni dedicati a leggere i capolavori della letteratura mondiale per poi tradurli, in silenzio, per puro amore, senza che alcuna traduzione veda mai la luce della pubblicazione; mentre per le vie della città cadevano bombe e si udivano gli echi di una guerra capace di trasformare giovani pacifici in spie e assassini. Una guerra che ha costretto una donna sola come lei, di professione libraia, appassionata di libri, a dormire con un fucile accanto al letto per difendersi da attacchi improvvisi. Una guerra che ha costretto Aaliya a rimandare l'appuntamento con l'amore. Siamo ciò che leggiamo, disse un saggio, e Aaliya è questo: una creatura meravigliosa, fatta di carta, eppure viva, piena di umorismo, che si nasconde da tutto e tutti dentro una vecchia giacca di lana e dietro la letteratura, cercando nei libri l'amore che la sua famiglia non è stata in grado di darle.
PUBBLICATO DA: Bompiani editore, pg 303 - € 12,00
VOTO: 7/10
GIUDIZIO: Questo è uno di quei libri che ti divide: Da una parte ami la figura della protagonista, scorbutica e sola, non necessaria a nessuno, così come la città di Beirut ferita profondamente ma ancora in piedi combattiva. Dall'altra parte ci si ritrova in parti noiose che fanno perdere lo slancio della lettura e che ti portano a faticare un po' per andare avanti.
Mi sono piaciute molto tutte quelle infinite citazioni che rendono la narrazione personale e caratteristica e che consentono ad Aaliya di esprimere le sue riflessioni in modo, a volte, poetico e toccante. Ma non mi è piaciuta l'assenza di trama, e la mancanza di scansione in capitoli. Una volta posato, non viene spontaneo prendere il libro in mano per proseguire la lettura.
Questo libro oltre a parlare di traduzioni e di letteratura, è ricco anche di episodi e aneddoti preziosi; titoli e autori familiari, massime in cui ti impersonifichi e i continui riferimenti letterari, storici e musicali; lo stile è stringato e il linguaggio fluido, un po' amaro e pesante ma anche divertente, di certo mai banale.
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