PUBBLICATO DA: Rizzoli (2011) – 232 pp.
VOTO: 9
GIUDIZIO: Se pensiamo ad Anna Marchesini probabilmente ci viene in mente il famoso Trio (Solenghi, Marchesini, Lopez) e i loro indimenticabili personaggi comici che hanno affollato i teatri e divertito milioni di telespettatori. Bene, questo libro viene prima ancora di tutto ciò: in questo romanzo la Marchesini ci parla di cosa si nasconde dietro la personalità dell’attore comico e dietro la comicità in generale; ci parla della sua infanzia, delle sue origini, e di come queste l’abbiano portata ad essere il personaggio che tutti conosciamo.
La
Marchesini ci racconta della sua solitudine attraverso molti aneddoti,
attraverso il dolore dei personaggi che popolano il libro e attraverso
l’infelicità che prova a causa del contesto in cui vive sia in famiglia che in
società. Nei capitoli del libro la piccola Anna vivrà molte “prime esperienze” sia
comiche che tragiche, quelle prime esperienze che ognuno di noi da bambino vive
e che poi, crescendo, ci aiutano ad avere una nostra lettura personale del
mondo e della vita. In questa continua sofferenza interna, l’Anna bambina
diverrà adulta scoprendo un amore folle per la letteratura prima e per il
teatro dopo. Cito letteralmente alcune parole del testo: “Non fu il teatro che portai con me allora, di più fece quel racconto,
fu la potenza del testo, la scrittura che mi svelò la possibilità di mettere
nelle parole, come una visione, il segreto della verità, anche quella
inenarrabile del dolore.”
Parole
forti, intense, che mostrano come attraverso le emozioni scatenate dal testo la
piccola Anna diviene matura e consapevole dell’importanza dell’arte. Capisce
che attraverso i libri gli scrittori comunicano e trasmettono al pubblico le
proprie emozioni e sentimenti descrivendo fatti, personaggi, ambienti e
dialoghi. Questo consente al lettore una breve fuga dalla sua realtà
quotidiana, ma al tempo stesso suscitando emozioni e sentimenti, lo scrittore
lo aiuta a comprendere “quello che della realtà non si vede”.
E
così il terrazzino dei gerani timidi che tutto avevano visto, diviene il
rifugio di Anna, i libri diventano la via di fuga da quell’infelicità
intrinseca e inevitabile, come l’autrice stessa scrive verso la fine del
romanzo: “La letteratura insegnava passi
al pensiero, erano camminate, era volare e un po’ per volta essa divenne una
sorta di lampada per leggere la vita, per vederla moltiplicare, così scoprii
anche che poteva essere un racconto meraviglioso.”
Alla
prima lettura non è un libro semplice in quanto non è scritto in un linguaggio
contemporaneo, ma in un linguaggio costruito, non parlato, in grado però di
raccontare con le parole qualcosa che le parole non potrebbero raccontare.
L’autrice ne parla in un’intervista andata in onda nel programma “Che tempo che
fa” condotto da Fabio Fazio su rai 3: http://www.youtube.com/watch?v=nMkkkEqtE1w.
Consiglio
questo libro a lettori in cerca di un romanzo non comune e nemmeno tanto facile
da leggere, come anticipato, ma che nel complesso lascia con molti spunti di
riflessione. Mi è piaciuto molto in quanto mostra la grandezza intellettuale e
la completezza artistica di Anna Marchesini, che non è solo “una che fa
ridere”.
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