mercoledì 18 novembre 2015

Racconto n.3 - Un gioiello raro

Era la settimana prima di Natale, ma l’atmosfera legata alla festività imminente non aveva reso tutti più buoni, anzi, proprio il contrario. Si era presentata a ben tre colloqui di lavoro quel giorno, ed erano andati uno peggio dell’altro. Non le restava che una speranza: Alice Schiano, accomodatrice di professione. L’annuncio che aveva fatto pubblicare sul giornale diceva che cercava una segretaria. Giulia non aveva la minima idea di cosa facesse un’accomodatrice, probabilmente era una specie di architetto per interni, specializzata in ambienti confortevoli… Non aveva importanza in fondo, visto che le mansioni di una segretaria erano più o meno le stesse, in qualunque settore si ritrovasse a lavorare. E lei aveva già esperienza in molti settori, avendo cambiato sei impieghi solo nell’ultimo anno.  Proprio non capiva perché i suoi superiori la prendessero quasi immediatamente in antipatia. Quelli che lei considerava pregi: la sua sincerità, la schiettezza, la precisione, i modi diretti e senza tanti fronzoli, per loro diventavano difetti insormontabili. Proprio non se ne capacitava. Sua sorella le aveva detto che sarebbe bastato tenesse chiusa la bocca ogni tanto, per riuscire a tenersi un lavoro, ma non ne era capace, se vedeva qualcosa che non andava doveva farlo notare, senza mezzi termini, era più forte di lei.
Si presentò alla signorina Schiano con ben poco ottimismo e lei non contribuì di certo a sollevarle il morale, quando le annunciò di aver chiamato diversi suoi ex capi per sentire cosa avevano da dire nei suoi confronti.
-Devo ammettere che non hanno avuto remore nel dipingerla come un'impiegata capace, ma scomoda. Saccente, bacchettona, irrispettosa, insolente, ostinata, so-tutto-io, sono alcuni degli aggettivi più ricorrenti che hanno usato per descriverla. In parole povere, sa fare bene il suo lavoro, ma averla in ufficio sembra sia insopportabile. Ha qualcosa da dire a proposito?
Giulia la fissò truce. Non intendeva a lasciarsi intimidire, anche se la donna che aveva davanti la sovrastava di almeno dieci centimetri. La signorina Schiano era una mora di circa trent’anni, alta e ben piantata, con due spalle larghe tipiche di chi ha praticato molto nuoto. Le ricordava un poco Xena la principessa guerriera, a pensarci bene, ma questo non l’avrebbe frenata dal dire ciò che pensava.
–Direi che sono stati dei maleducati e che non avrebbero dovuto tirare in ballo delle impressioni personali e del tutto soggettive, in ambito lavorativo. Questo è solo indice di poca professionalità.
Sorprendentemente, la bocca di Alice Schiano si aprì in un largo sorriso –Ben detto. Vedo che non ha peli sulla lingua, proprio come mi avevano riferito. Questa sua schiettezza è proprio ciò che cerco nella mia segretaria, oltre all’efficienza, naturalmente. A volte, nel mio lavoro, io tendo un poco a esagerare e ho bisogno di qualcuno che non abbia remore a frenarmi.
Giulia francamente non riusciva a immaginare in cosa un’arredatrice potesse mai esagerare. Colori troppo sgargianti? Mobili troppo astratti e moderni? Comunque se voleva qualcuno che non avesse problemi a dirle in faccia che una sua scelta di stile faceva schifo, lei ci sarebbe riuscita benissimo.
-Inoltre –continuò Alice – sarà molto importante che sappia gestire con polso i clienti, poiché la mia professione può dare adito ad alcune problematiche riguardanti il rapporto con il pubblico e i nostri assistiti. Alcuni animi potrebbero accendersi e noi dobbiamo saperci tutelare.
Non riusciva a credere che la gente si azzuffasse per dei mobili o dei complementi d'arredo, ma rimase zitta, mentre la signorina Schiano proseguiva con il suo discorso -Credo che lei potrebbe essere la persona giusta per il ruolo di mia segretaria, ma...
Immaginarsi se non c'era un ma, pensò Giulia.
-Prima voglio sottoporla ad un piccolo test. - concluse Alice Schiano.
-Che tipo di test?
-Niente di complicato, non si preoccupi. Il mio lavoro spesso richiede l'uso di specifici accessori e siccome il loro acquisto sarebbe troppo oneroso, ho stretto accordi con diversi negozi per poterli affittare a prezzi d'occasione. Purtroppo però, uno dei commercianti che ho contattato continua a rifiutare ogni mia offerta. Voglio che lo convinca lei.
La richiesta era insolita, ma aveva senso. Un'arredatrice probabilmente doveva mostrare ai suoi clienti possibili arredi e oggetti d'arte varia in continuazione, non poteva certo acquistarli tutti di tasca propria -Di che negozio si tratta?
-La gioielleria Luna blu, in via Mascagni n. 5.
Perché mai un'arredatrice aveva bisogno di affittare dei gioielli? Riuscì appena a trattenersi dal chiederlo ad alta voce. Chi mai poteva capire questi artisti? Forse li usava per abbellire i lampadari o per indossarli a importanti serate mondane, dove promuoveva delle case o cercava clienti... Non importava. L'unica cosa che contava era ottenere il lavoro e questo test sembrava fatto apposta per lei. Era bravissima a costringere le persone a darle retta, volenti o nolenti. Nessuno poteva rivaleggiare con la sua testardaggine.
-Se li convincerò, l'impiego sarà mio?
-Sì. Oggi è il 23 dicembre, crede di potercela fare entro il 28 dicembre? So che è poco tempo, ma i miei incarichi spesso richiedono azioni tempestive e la mia segretaria deve provare di saper agire bene e in fretta, anche sotto pressione.
Era pochissimo tempo e quasi tutto festivo, ma poteva farcela.
Giulia annuì -Il 28 ci vedremo qui e le consegnerò un contratto, già firmato dal gioielliere, in cui si impegna ad affittarle a un prezzo vantaggioso i suoi gioielli.

24 Dicembre

Era la Vigilia di Natale e Giulia era pronta alla battaglia. Aveva scoperto che Luna blu era una piccola gioielleria di proprietà di un certo Massimo Breviglieri, che la gestiva personalmente, con l’aiuto di un solo altro impiegato. Non si trattava di una delle blindatissime e carissime gioiellerie milanesi sulla bocca di tutti, perciò supponeva che convincere il proprietario a collaborare sarebbe stato semplice, ma la sua supposizione si rivelò sbagliata.
Breviglieri la ignorò bellamente, quando gli presentò la proposta di collaborazione con Alice
Schiano. –Ho già parlato con lei diverse volte e sono stato molto chiaro. Non intendo prestarle alcun gioiello. Non occorre ne faccia una questione personale, io non li presto a nessuno, né li affitto. Al massimo, per promozione, posso metterli in mostra, ma solo sotto la mia personale supervisione. Non mi posso permettere un’assicurazione che mi risarcisca completamente, in caso smarrisca qualche pezzo.
Giulia non intendeva certo arrendersi al primo rifiuto -Devo insistere. Non ha neppure guardato il contratto. Come può rifiutare un’offerta che non conosce nemmeno?
-Posso, perché non mi interessa.
-Il suo è un comportamento stupido e immaturo.
-Cosa?- la guardava come se fosse pazza, solo perché aveva analizzato oggettivamente la situazione.
-Rifiutare un offerta che potrebbe essere vantaggiosa, senza neppure guardarla, è qualcosa che un bravo uomo d’affari non farebbe mai. Va a detrimento dei suoi guadagni, è del tutto illogico e perciò stupido.
-Si rende conto che è qui per convincermi ad ascoltarla e mi ha già dato dello stupido ben due volte? Le sembra il modo migliore per rabbonire una persona?
-Non sono qui per addolcire nessuno, si tratta d’affari. Le offro un’occasione per guadagnare qualcosa e contemporaneamente farsi pubblicità, non c’è bisogno di indorare alcuna pillola, è già palese che le conviene firmare. Faccio appello alla sua logica.
Breviglieri le lanciò uno sguardo di sfida -La mia logica mi dice di rifiutare.
-La interpelli di nuovo.- ribatté Giulia.
Lui si limitò a voltarle le spalle, senza neppure risponderle e tornò a servire i clienti.
Giulia si sistemò su un divanetto nell’ingresso e si preparò a una lunga attesa. Non si sarebbe mossa di lì, finché lui non le avesse dato retta. Se non altro la vista non era niente male. Massimo Breviglieri era un gran bel ragazzo, sulla trentina, con ricci capelli castani. Non altissimo, ma con un bel fisico, era dell’altezza giusta per lei, che con il suo metro e sessantacinque, doveva spesso storcere il collo per poter guardare negli occhi le persone. Peccato che non capisse niente.
In pausa pranzo ritornò all’attacco, presentandogli sotto il naso il contratto e bloccando la via del suo panino alla bocca –Lo legga.
Breviglieri sospirò, ma lo lesse. Poi la guardò e disse secco –Rifiuto l’accordo.
-Lo legga meglio.
-Sto esaurendo la pazienza. Vada via da sola o la sbatto fuori dal negozio.
-Ho tutto il diritto di stare qui, potrei essere una sua cliente o diventarlo da un momento all’altro.
La fissò torvo, ma non disse nulla.
Giulia rimase in gioielleria fino all’orario di chiusura. Non riuscì a farsi firmare il contratto, ma ascoltandolo parlare con i clienti, venne a sapere che la sera di Natale Breviglieri avrebbe partecipato a un gala organizzato dalla Signora Gornini Filandri a Palazzo Reale, per una raccolta fondi a favore di non si sa quale causa. Anche lei sarebbe stata là.

25 Dicembre

Era la sera di Natale, ma invece di essere al cenone organizzato dalla sua famiglia, Giulia si trovava davanti a Palazzo reale, pronta ad imbucarsi a una festa privata. Non aveva dubbi sul fatto che sarebbe riuscita a entrare, gli invitati erano numerosi e arrivano in gruppi disomogenei, che spesso si perdevano in convenevoli proprio davanti all’ingresso. Mimetizzarsi in mezzo a loro fu semplicissimo, anche perché era minuta e vestita di nero, come molte altre signore, e una volta dentro non le restò che trovare Breviglieri. 
Il gala si teneva nella Sala delle cariatidi e in effetti molti degli ospiti era proprio anziane cariatidi, perciò individuare il giovane gioielliere in smoking fu facile. Vicino a lui, in diverse teche, erano esposti alcuni suoi gioielli: delle preziose parure in diamanti, smeraldi e rubini per precisione, i cui colori richiamavano il tricolore italiano.
Lo avvicinò e gli sorrise. Lui si limitò ad aggrottare la fronte.
-Buon Natale.- gli disse, prima di allungargli di nuovo il contratto.
-Cosa diavolo ci fa qui? - sbottò Breviglieri, cercando di dominarsi e non urlare davanti a tutta quella gente, ma non riuscendo completamente nell'intento. Diverse signore si erano già voltate verso di loro.
-Le sto dando una seconda possibilità di tornare sui suoi passi e correggere il suo errore, firmando questo contratto.
 -Lei è pazza.- l’accusò il gioielliere, scuotendo il capo.
-Affatto. La mia mente è ben più lucida della sua. Sto cercando di aiutarla e lei nemmeno se ne accorge. Questa serata dovrebbe aiutare i suoi affari, giusto? Mettere in mostra i suoi gioielli a un evento a cui presenzia buona parte della Milano Bene dovrebbe procurale nuovi clienti. Almeno in teoria.
-Infatti.- le rispose lui a denti stretti.
Giulia indicò con la mano il tavolo che il catering aveva riempito di leccornie natalizie -Eppure c'è più gente intorno al buffet che non davanti alle teche, che stanno venendo bellamente ignorate. Non mi sembra una strategia di marketing vincente. È sposato, fidanzato, ha una compagna?
-No, ma cosa c'entra...?
-Lo immaginavo. Infatti è evidente che non capisce nulla di psicologia femminile, anche se le donne sono le sue principali clienti. Guardi e impari.
Giulia lo prese per un braccio e si diresse verso un gruppo di donne che stavano spettegolando lì vicino – Buonasera, scusate l'interruzione, ma volevamo chiedervi un'opinione riguardo una piccola disputa che abbiamo avuto. Io sostengo che sarebbe molto più carino e interessante vedere i gioielli indosso a modelle o ad alcune degli ospiti, invece che esposti in una fredda teca, mentre il signore sostiene il contrario. Voi cosa ne pensate?
La guardarono perplessa per qualche secondo, ma poi risposero una dopo l'altra.
-Vederli su una modella, abbinati a un abito da sera, sarebbe carino.
-Già, potresti vedere come si abbinano ad abiti di diversi colori e tessuti. Oppure che effetto fanno su una pelle abbronzata o pallida....
-E se stanno bene a chi ha un ampio décolleté, oppure no.
Giulia si girò verso Breviglieri, con un sorriso soddisfatto, poi lo trascinò verso altre due coppie a cui chiese la stessa cosa, ottenendo più o meno la stessa risposta.
Prima che importunasse tutti gli ospiti, lui si affrettò a portarla al centro della sala, dove alcune coppie avevano già iniziato a ballare sulla musica messa dal deejay della serata e, prendendola tra le braccia, la costrinse a seguire il ritmo.
-Ehi!- si lamentò lei, ma lui la zittì, tirandola più vicino a sé per sussurrarle -Ho capito dove vuole arrivare, ha provato il suo punto di vista, non occorre che faccia il giro di tutta la sala!
-Spero sul serio di averle aperto gli occhi. Lei ha un disperato bisogno di pubblicità. Ieri era la vigilia di Natale, il suo negozio avrebbe dovuto essere pieno, invece era deserto. Affittare i suoi gioielli è solo la prima di molte cose che potrebbe fare per migliorare i suoi affari.
-Non si stanca mai di dire agli altri ciò che devono fare?
Giulia alzò gli occhi al cielo –È tutta la vita che ho la sensazione di essere l’unica a vedere con chiarezza problemi e soluzioni intorno a me. Cerco sempre di dare una mano, di spiegare come molte cose potrebbero essere risolte o migliorate, ma nessuno mi ascolta. Nessuno vede ciò che io vedo. E ciò mi fa sentire diversa. Isolata. E non è solo una sensazione, la gente arriva al punto di evitarmi, perché vengo considerata una saccente rompiscatole, quando tutto ciò che cerco di fare è aiutare il prossimo. Se solo potessi lavarmi le mani dei fatti altrui, non interessarmi di ciò che avviene intorno a me, mi creda, lo farei. Mi eviterei una montagna di problemi! Avrei un lavoro, tanto per cominciare, e stasera sarei con la mia famiglia e i miei nipotini invece che qui, a venire giudicata ancora una volta! Ma io non sono fatta così, rifiuto di lasciarmi intimidire dagli altri o di arrendermi alla prima difficoltà. Vado avanti per la mia strada e al diavolo ciò che pensa la gente. Io ho la coscienza posto e tanto mi basta! 
Lui la fissò per qualche minuto senza parlare, una luce pensosa negli occhi -Bè, senza dubbio ha coraggio, questo devo ammetterlo. Molti avrebbero già rinunciato a tentare di convincermi, ma lei no. E in effetti, i responsi che ho sentito mi hanno fatto riflettere.
-Firmerà il contratto?
-Ci devo pensare, ma me lo lasci. Lo voglio rileggere con calma.
-Potrebbe utilizzarlo come base, per creare contratti simili con altre aziende o professionisti di vari settori. La sua gioielleria ha bisogno di espandersi, le occorre qualcuno che le possa suggerire nuove idee e la aiuti a comprendere meglio il punto di vista femminile. Dovrebbe trovarsi una fidanzata. Qualcuno deciso, dinamico, che saprebbe darle le dritte giuste, ma non lavorasse per lei. Io, per esempio, saprei benissimo cosa suggerirle per migliorare i suoi affari e sono libera e disponibile.
Breviglieri sgranò gli occhi – Lei è veramente la persona più strana che io abbia mai incontrato. Non so neppure il suo nome di battesimo, ci siamo visti ieri per la prima volta, e solo per questioni lavorative. L’ho ignorata, trattata a pesci in faccia e fatto capire in ogni modo che non volevo niente a che fare con lei, e ora mi dice che sarebbe disposta a diventare la mia fidanzata!?!
Giulia sospirò –L’ho fatta arrabbiare di nuovo. Non lo faccio apposta, mi creda. Il mio problema è che non ho filtri fra il cervello e la bocca, se penso una cosa devo dirla. Se vedo un problema e capisco la sua soluzione, devo comunicarla all’interessato, anche se so che questo se ne risentirà, perché si sentirà sminuito e, per ricambiare, cercherà di sminuire me. È la storia della mia vita. E come se non bastasse, sono incapace di mentire. Non capisco, né ho mai capito, l’utilità delle bugie, perciò non le utilizzo, nemmeno per essere gentile. D’altronde come si può considerare gentilezza una menzogna, che altro non è che una presa in giro? Io la trovo attraente e non vedo motivo di nasconderglielo. Trovo anche che abbia bisogno di una fidanzata che l’aiuti nel suo lavoro, perciò perché non propormi? Però ha ragione, avrei almeno dovuto dirle il mio nome completo prima. Io sono Giulia Veghini e dobbiamo certamente darci del tu, ormai.
-Tu mi sconcerti Giulia.
-Non è una novità purtroppo, tendo ad avere questo effetto sulle persone.- gli rispose in tono rassegnato.
Lui la scrutava, come fosse un puzzle particolarmente complicato da risolvere -Non so se essere lusingato o spaventato. Una parte di me, è tentata di fuggire a gambe levate, ma un’altra è incuriosita dal modo in cui funziona la tua mente. E sono curioso di testare la tua sincerità cronica.
- Chiedimi pure tutto ciò che vuoi, al massimo mi rifiuterò di rispondere, ma non mentirò.
Una luce divertita gli accese lo sguardo -Sei una bionda naturale?
-Sì. Ma ne potrai avere prova, solo se diventeremo intimi, non prima.
-Sei attratta da me, fisicamente?
-Ti trovo estremamente carino e sei dell’età e dell’altezza giusta per me, due particolari molto importanti.
-Ti piaccio solo per il mio aspetto prestante, allora?
-Sei carino, ma se inizi a fare il pavone perderai punti, ti avverto. Sei in cerca di complimenti? Sono attratta dal tuo aspetto, ma non solo da quello. Anche se non ti conosco abbastanza per giudicare con cognizione di causa il tuo carattere, quello che ho visto mi piace. Nonostante la mia insistenza e i miei modi fin troppo schietti e diretti, non mi hai trattato male, né urlato più di tanto contro, e stasera invece di farmi cacciare via dai buttafuori, in quanto non invitata, quando ti ho messo in imbarazzo davanti agli ospiti, ti sei limitato a portarmi sulla pista da ballo. Sei stato un vero gentiluomo e non è cosa da tutti.
-Ho qualche speranza di portarti a letto stasera?
-Se berrò abbastanza champagne, credo proprio di sì. Ma credo anche che tu non sia il tipo che si approfitta di una debolezza altrui. Ho un’alta opinione del tuo carattere e non penso tu voglia deludermi. Mi sembri il tipo di persona che cerca sempre di accontentare gli altri e rispondere alle loro aspettative. Mi sbaglio?
Massimo sospirò –Purtroppo no. Ce l’ho scritto in fronte?
-No, ma ti ho visto con i tuoi clienti e sono piuttosto brava a giudicare le persone al primo sguardo. Non preoccuparti, se ci metteremo insieme, penserò io a fare in modo che le persone non pretendano troppo da te.
- È sicuramente un buon argomento per convincermi a non scappare dal tuo insolito corteggiamento, se lo possiamo chiamare così, ma avrei preferito un incoraggiamento più… fisico.
-Ti accontento subito - disse Giulia, prima di allacciargli le braccia al collo e alzarsi in punta di piedi, per baciarlo davanti ai circa ottocento invitati della festa di Natale.

26 dicembre

Questa prometteva di essere una buona giornata per Giulia. Finalmente avrebbe avuto in mano il contratto firmato, che le avrebbe permesso di ottenere il lavoro di segretaria della signorina Schiano, e forse avrebbe persino guadagnato un fidanzato grazie a questa assurda storia. Un nuovo impiego e un uomo sarebbero stati due regali di Natale molto graditi.
Purtroppo le sue aspettative finirono in frantumi davanti alla vetrina della gioielleria che era irrefutabilmente chiusa. Sulla saracinesca abbassata campeggiava un foglio su cui era stato stampata una breve e misteriosa frase: Non sono qui.
La sera prima Massimo le era sembrato intrigato e incuriosito, quando le aveva dato appuntamento lì quella mattina... invece doveva averlo spaventato. Era abituata a una tale reazione, eppure lui le era sembrato diverso. Non poteva essersi ingannata a tal punto.
Rilesse almeno dieci volte quella frase, mentre il suo cervello lavorava a mille all'ora. Non era ciò che avrebbe scritto qualcuno che non voleva più essere importunato da una pazza. Anzi... Non sono qui implicava che si trovasse altrove e che forse voleva che lei lo trovasse. Suonava come una sfida. E lei non si tirava mai indietro davanti a una sfida.
Consultò le Pagine Bianche e trovò facilmente il suo indirizzo di casa. Arrivò al portone del condominio e non si stupì di trovare di nuovo un foglio bianco con su scritto: Non sono nemmeno qui.
La prendeva pure in giro! D’altronde sarebbe stato troppo facile.
Rifletté su dove mai potesse essersi nascosto, le possibilità erano infinite, ma se voleva essere trovato doveva essere un luogo che lei conosceva e poteva associare a lui.
Decisa, si diresse all’ufficio di Alice Schiano. Le luci erano spente, tutto era chiuso, sulla porta a vetri campeggiava la scritta: Non sono nemmeno qui.
Per uno che aveva detto di non capire come funzionava la sua mente, Massimo sembrava saperla anticipare fin troppo bene!
Trovare l’indirizzo di casa della Schiano fu più complicato. Non era sulle pagine bianche, ma il sito dell’agenzia riportava un numero di cellulare, che incrociato con i dati di Linkedin e altri siti fornì un recapito.
Lì non trovò ad attenderla alcun biglietto, il che sembrava promettente. Suonò il campanello, e la signorina Schiano scese ad aprirle la porta con espressione fin troppo pimpante -Salve! Mi spiace dirle che Breviglieri non è qui. Mi ha chiamato prima, avvertendomi che forse sarebbe passata e di girarle questo messaggio. La cosa mi ha alquanto incuriosita, spero che poi mi racconterà tutta la storia una volta che verrà a consegnarmi il contratto. Adoro gli intrighi! D’altronde con il lavoro che faccio è normale.
-Cosa c’entrano mai gli intrighi con l’arrendamento?
-Lei crede io sia un’arredatrice?! Oh no! Il mio impiego è molto più interessante! Vedrà che non si annoierà mai con me! Mi sembra molto portata per il mio settore. Ma non voglio rovinarle la sorpresa. Domani mi porti il contratto e le spiegherò tutto. Buona caccia!
Chiuse la porta e lasciò Giulia sul pianerottolo a riflettere. Dove cavolo poteva essersi cacciato Massimo?
La cosa più logica era che si fosse nascosto nell’ultimo posto, tra i luoghi a lei noti, in cui avrebbe guardato. Ma certo! Come aveva fatto a non capirlo prima?
Corse a casa sua e lo trovò ad aspettarla davanti alla porta. Quella mattina doveva aver aspettato che lei uscisse, per appostarsi poi davanti al suo appartamento.
Quando la vide arrivare, le sorrise –Hai fatto in fretta, speravo di farti girare di più, ho sistemato un sacco di biglietti in giro per Milano.
-Perché?
-Dovevo farmi desiderare un poco, non credi? Non potevo renderti tutto troppo facile, o avresti perso interesse.
Giulia scosse la testa. Si era dato tanto da fare per lei! E per attirarla, non per respingerla! Era incredibile. Nessuno aveva mai fatto niente del genere. Di solito si limitavano a scappare a gambe levate. Era quasi commossa. – Quindi ti interesso?
Massimo le prese il viso fra le mani e la baciò dolcemente sulle labbra, una carezza che la scaldò fin nel profondo, per l’attenzione e la cura con cui la stava sfiorando. Come fosse qualcosa di fragile e prezioso. Proprio lei, che veniva considerata da tutti una specie di bulldozer irrefrenabile.
-Sì, mi interessi, nel caso non l’avessi già capito. – le sussurrò, allontanando appena le labbra dalle sue. –Che tu ci creda o no, non mi capita tutti i giorni di venire inseguito da una bella donna, per di più incapace di mentire. Non voglio perdere quest’occasione. Sei un gioiello raro.
-Ora mi hai messo in imbarazzo. Cosa per niente da me. Non so cosa dire per ricambiare, non sono abituata ai complimenti. Di solito mi considerano solo una gran rompiscatole e non esitano a dirmelo. - ammise Giulia
-Meglio per me, se nessun uomo fino ad oggi ti ha capito. Altrimenti non saresti ancora single. Non sai quanto sia piacevole non doversi arrovellare per cercare di capire cosa pensi! Di solito bisogna cercare di intuire da mille segnali cosa vuole una donna, poiché non te lo dirà mai in modo chiaro e tondo, vuole che tu ci arrivi per istinto, convinta che se la ami davvero, devi saperlo e basta. Invece con te basta chiedere e a volte non bisogna fare neppure quello, poiché dici sempre spontaneamente ciò che ti passa per la testa. Come ora ad esempio. Nessuna donna di mia conoscenza avrebbe mai ammesso di non essere abituata ai complimenti, ma tu l'hai fatto senza problemi. Credo che potrei innamorarmi seriamente di te.- ammise Massimo, poggiando la fronte contro quella di lei.
Giulia gli sorrise -Bene! Perché io credo di volerti proprio sposare.
-Un uomo normale fuggirebbe sentendo questo, te ne rendi conto? - le confidò Massimo, solo per vedere il sorriso di lei divenire trionfante.
-Ma tu non sei normale, sei straordinario. Non per nulla ti ho scelto. E io non sbaglio mai.



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