Quando la Befana
aprì la porta della stanza d’albergo, rimase esterrefatta. Disseminate negli
angoli della stanza erano ben visibili bottiglie vuote di rum e tequila, mentre
il caos regnava sovrano all’interno dell’angusto anfratto della locanda “Il
gallo d’oro”, situata sulle rive del
piccolo borgo di pescatori nel golfo del Messico. L’olezzo era
nauseabondo: si fece coraggio tappandosi il naso con una mano e si addentrò
all’interno. Per prima cosa, scorse due giovani prostitute seminude che
svegliò, infastidita, con una serie di calci mirati al ventre, costringendole
ad abbandonare il locale, non senza essersi sorbita una serie di imprecazioni
in volgare spagnolo. Poi, provò a sollevare le coperte per scorgere se vi fosse
rannicchiato Babbo Natale; non si era sbagliata: era proprio sotto le coltri,
in evidente stato di ebbrezza. Scosse il capo, in cenno di diniego, e provò a
cercare di rianimarlo: l’odore del cibo avariato, mescolato con il sudore di
quei corpi, e l’aroma d’alcool, non contribuivano al risveglio del vecchietto
più famoso del mondo. Aprì, così, l’unica finestra, ed una ventata di aria
fresca contribuì al risveglio di Santa Claus. “Per favore, Babbo Natale,
rimettiti in piedi: è la vigilia di Natale, e devi ancora iniziare le consegne.
Se non ti riprendi immediatamente, manderai in frantumi tutto il lavoro di
quest’anno!” L’uomo si voltò dall’altra parte: era completamente nudo,
sudaticcio, e bello sbronzo. Uno strato di adipe, anomalo e malsano, lo
avvolgeva e nascondeva il suo corpo. “Lasciami stare, vecchia Befana. Non ci
penso neanche ad alzarmi da qui. Del resto, anche se volessi, non ci riuscirei:
ho bevuto troppo, e non supererei la prova di
nessun etilometro, neanche nei paesi più tolleranti.” La Befana incalzò:
“Dimmi almeno dov’è la tua ultima renna: posso provare a montare la tu slitta,
se tu, nel frattempo, provi a farti una bella doccia calda.” Il vecchietto
sorrise, ed indicò il tegame di stufato al centro della tavola, evidente
oggetto delle abbondanti libagioni della sera precedente. “Non ci posso
credere! Ve la siete mangiata, tu e quelle due sgualdrine?” “La renna non è
male: all’inizio è un po’ dura, ma, condita con patate e cipolla, si gusta di
più, e va giù con piacere con tequila e rum. Alla fine, quando si raffredda, è,
addirittura, quasi gommosa. Ed ora, amica mia, lasciami riposare: la sto ancora
digerendo.” La Befana era sconsolata: “Ma lo sai cosa significa, per
l’organizzazione, questo tuo ammutinamento? Ci manderai tutti in rovina! Come
faccio adesso?” La povera donna era in preda al panico, perché non riusciva
neanche ad immaginare un disastro di tali proporzioni, e capiva che il tempo
giocava nettamente a sfavore, contro di loro. “Chiama Carlos!” Bofonchiò Babbo
Natale, e la Befana inorridì: “Questo mai! E poi, dove lo trovo, il numero di
telefono?” “Nella rubrica del mio telefonino, alla voce Carlos. E’ in tasca
della mia giacca rossa, con il pelo bianco: se le ragazze non ci hanno versato
dentro del rum, può darsi sia ancora funzionante.” La donna agì febbrilmente, e
tirò un sospiro di sollievo nel trovare il cellulare, poichè il vecchio si era
definitivamente assopito, e non mostrava nessun segno di ripresa. La chiamata
squillò a lungo, prima di ricevere il segnale di contatto. “Pronto?” Chiese una
voce metallica. “Sono la Befana: ho un grosso problema.” Passò un attimo che
sembrò un’eternità. “Sono Carlos, e risolvo problemi.” Rispose la voce
metallica. “Prova con questo, allora: Babbo Natale è ubriaco fradicio,
semisvenuto, dopo una notte di fuoco con due prostitute. Non ci sono più renne,
non trovo la slitta, e le consegne non sono ancora iniziate. Puoi davvero fare
qualcosa, o devo avvisare l’organizzazione?” “Tranquilla, bella muchacha, penso
a tutto io, a patto che tu tenga la bocca chiusa. Stanotte a mezzanotte tutti i
bambini e tutte le bambine del mondo riceveranno i loro regali, ed in più ci
metto, a titolo gratuito, una partita di
un nuovo tipo di droga per ogni famiglia. Se non la useranno i piccoli, potrà
sempre far comodo ai loro genitori. Ma tu devi stare muta con l’organizzazione,
e tenere nascosto Babbo Natale, o passerai davvero un brutto quarto d’ora. Lo
sai che io non scherzo mai!” “Ma sei impazzito? Droga la notte di Natale? E’
contro ogni etica civica e morale.” “Tranquilla, bella muchacha: è una droga
che abbiamo già sperimentato nei vaccini antinfluenzali, ed abbiamo eseguito
una vaccinazione massiccia e globale senza che nessuno si sia mai lamentato;
solo qualche nazione arretrata ha protestato, ma poi ha dichiarato di averla
tolta dal commercio, e quegli stupidi l’hanno bevuta. Quando dai qualcosa
gratis, può essere la più nefasta schifezza, tutti la ingurgitano avidamente.
Lascia fare a me, e continueremo ad avere il mondo sotto i nostri piedi. Tu,
piuttosto, fai quello che ti ho detto, e non mi seccare più: bada al vecchio,
tienilo occupato per tutta la vigilia, ed avrai il tuo tornaconto.” Così, come
era iniziata, la telefonata si interruppe. Superato un attimo di perplessità,
la Befana diede un’altra rapida occhiata in giro, e capì di essere di nuovo
padrona della situazione. Si avvicinò al talamo, appoggiò un piede scalzo su
una guancia del paffuto addormentato, e lo scosse energicamente. L’uomo
imprecò, prima di girarsi, attratto dalla gamba affusolata e seducente che gli
si parava al suo sguardo. Per attirarlo nella sua trappola seduttrice, la
Befana scostò la gonna su di un fianco, mostrando un malizioso tatuaggio a
forma di farfallina nella zona inguinale. Babbo Natale provò a cercare di
sfiorarla con un braccio, ma era troppo sbronzo. “Tranquillo, amico mio. Vengo
io sotto le coperte con te, e potrai gustare il più bel regalo di Natale di
tutta la tua vita: sono sicura che ti ricorderai di questa vigilia per un
pezzo, abbiamo tutta la notte da trascorrere insieme.” Santa Claus sorrise inebetito,
mentre a fatica rotolava su di un fianco per creare lo spazio per accogliere
vicino a sé quel dono inaspettato.
Le onde del mar dei
Caraibi, nel golfo del Messico, si adagiavano placide sulla riva, mentre tutte
le luci della locanda “Il gallo d’oro”, si spensero ad una ad una, fino a
quando una coltre di buio avvolse l’angusto e sperduto borgo di pescatori.
Al primo
albeggiare, la Befana, che non aveva preso sonno per tutta la notte, sollevò
delicatamente gli artigli della mano con cui Babbo Natale teneva avvinghiato il
suo fondo schiena, posandoli delicatamente su di una zona vuota del materasso.
Si sedette silenziosamente ai bordi del letto, cercando di recuperare il
reggiseno. Il vecchio più anziano del mondo, continuando a ronfare
saporitamente, sollevò inconsciamente la mano, alla ricerca dell’oggetto del
suo desiderio. Non trovandolo vicino a sé, provò quasi a sbirciare da un
occhio. Per evitare che si svegliasse, la Befana gli donò il suo perizoma,
acquietandolo prontamente. Fu così in grado di raggiungere e godersi una
meritata doccia, anche per scrollarsi dalla pelle l’olezzo del rum e del sugo
di renna, cipolle e patate trasmesso da Babbo Natale. Aveva adempiuto
all’impegno preso con Carlos, tenendo occupato il vecchio per tutta la notte, e
quindi sapeva di avere assolto al suo compito. Se avesse recuperato i suoi
indumenti, o almeno anche solo una parte, ne avrebbe approfittato per
dileguarsi dalla camera di quella squallida locanda. Stava per iniziare il
sacro giorno di Natale: in tutte le case del mondo fervevano i preparativi per
il pranzo più importante dell’anno, e lei doveva preparare ancora molte cose
prima del sei gennaio. La notte trascorsa con Santa Claus l’aveva prosciugata,
perché il vecchio, contrariamente a quanto si potesse supporre, ci sapeva
ancora fare sotto le lenzuola, e, quando la giostra partiva, lei non si tirava
certo indietro. Per cui quella doccia, oltre che essere ristoratrice, si poteva
definire quantomeno salvifica. Quando però le sue vellutate cosce erano ancora
insaponate, un rumore sospetto (come di passi sul selciato) la distolse dalle
sue preoccupazioni. Ci manca solo, per il sacro giorno di Natale, il solito
guardone di turno, per dare un ulteriore tocco di schifezza dopo quella notte
troppo squallida! Notò che tra le assi di legno che formavano il muro interno
della camera filtravano i primi raggi del sole: quindi era possibile spiare le
sue grazie dall’esterno. In effetti, era ancora una ragazza piacente, con un
fisico da modella, ben scolpito e ben curato, e poteva destare l’interesse dei
soliti perversi curiosi. Magari il sacro giorno di Natale non tutti gli esseri
umani erano poi particolarmente buoni… i passi nel selciato si udivano, però,
sempre più nitidamente, e non doveva trattarsi più di una sola persona. Forse
era meglio sbirciare: non era opportuno che tutto il mondo venisse a conoscenza
di quanto successo la notte scorsa, in quanto la Befana che si sbatte Babbo
Natale non è un argomento di cui andare fiera. Curiosamente, dalla finestra del
bagno la visuale era perfetta: bambini! Una decina di fanciulli, silenziosi ma
organizzati, si aggiravano intorno al cortile della locanda “Il gallo d’oro”.
Chiquitos: concluse la ragazza. Nient’altro che chiquitos, una banda de ninos,
ragazzi sbandati senza nulla da fare, piccole creature di strada cresciute
senza l’aiuto di una famiglia, privati della festività natalizia, senza alcuna
istruzione o cultura. Notando che il vecchio porco ammirava il suo deretano
mentre si sporgeva dalla finestra, la Befana fu lesta a recuperare il perizoma
per coprirsi; poi, con noncuranza, provvide ad allacciarsi anche il reggiseno,
onde sancire ufficialmente la fine dei bagordi. “Ma cos’è questo odore di
bruciato?” Chiese sbadatamente Santa Claus, avvolgendosi sotto le lenzuola. Un pericoloso
crepitio di fiamme che ardono accompagnava l’acre olezzo di legna bruciata. In
effetti, anche la ragazza concordò che stava per accadere qualcosa di strano:
forse era meglio tenere sotto controllo la banda dei ninos. Quando lo scoppio,
però, squarciò il cielo, e le fiamme lambirono immediatamente il materasso,
Santa Claus compì un balzo così rapido e veloce da stupire la sua stessa
concubina. “Al fuoco, al fuoco!” Gridò, visibilmente impaurito, mentre si
schiacciava la barba con le dita per spegnere i primi focolai dell’incendio,
visibili sul corpo. “Quei dannati ragazzi hanno cosparso la locanda di benzina.
Ci vogliono bruciare vivi, quei maledetti!” La Befana lo osservò correre da una
parte all’altra della stanza tutto nudo, mentre le fiamme lo sfioravano, e si
rivolgevano minacciose anche verso lei. “Smettila di frignare, lurido panzone.
Copriti con qualcosa di decente, e corriamo fuori da questa vecchia baracca,
priva che le travi della locanda ci crollino in testa!” “E da dove pensi di
uscire, vecchia befana? Non vedi che la porta d’ingresso sta bruciando!” Babbo
Natale frignava, quasi: sembrava proprio uno di quei bambini a cui non fosse
stato consegnato il regalo. “Dalla finestra del bagno: è l’unica stanza
protetta, e l’acqua della doccia può tenere a bada le fiamme, almeno per un
po’.” “E, secondo te, l’apertura è sufficientemente larga per lasciarmi
passare?” Il vecchio più anziano del mondo sembrava tornato un bimbo piccolo,
ora. “Certo che ci passerai, se non vuoi fare la fine della tua ultima renna.
Saresti proprio un pranzo di Natale originale: Babbo Natale al barbecue non
l’ha proprio mai assaggiato nessuno!” Ciò detto, la ragazza, in mutande e
reggiseno, balzò fuori dall’angusto anfratto in una sola frazione di secondo,
anche perché l’aria, all’interno della stanza, cominciava a diventare
irrespirabile. A Santa Claus non restò che seguirla, sconfortato per dover
abbandonare il suo tradizionale costume alle fiamme, ma rassegnato per non
avere nessun’altra alternativa al piano congegnato dalla bella ragazza.
Raggiunsero quasi la riva della spiaggia, sufficientemente lontani dallo
scoppiettio del fuoco, attoniti per essere rimasti vittime di un inaspettato
attentato piromane. Ma, mentre, confusi ed attoniti, cercavano di coprirsi come
meglio potevano, ecco materializzarsi gli autori di quel gesto malsano, che
poteva costare la vita di qualche innocente, se non fosse stata la notte della
vigilia di Natale, con tutti i clienti della locanda impegnati a casa propria
con le loro famiglie, e l’hotel completamente vuoto, tranne che per la stanza
incriminata. “Dannati bambini!” Li apostrofò Santa Claus. “Ma cosa vi è saltato
in mente? Poteva scapparci il morto! Avete tentato di distruggere una locanda,
e, quando arriveranno i gestori, pagherete caro questo gesto infame!” Il
vecchio più anziano del mondo, nel pronunciare queste parole, scrutò i ninos ad
uno ad uno, e non potè sfuggirgli lo sguardo di collera dipinto sui loro volti.
“Come mai non siete tutti a casa, a gustare il pranzo di Natale, e a giocare
con i doni ricevuti ieri sera?” Chiese, mentre cercava di coprire con i peli
bianchi le parti più intime del suo corpo: non doveva essere un bello
spettacolo così nudo, per tutte quelle muchachitas. “E’ proprio questo che ha
scatenato il nostro odio verso te:
quest’anno ci hai consegnato i regali tutti sbagliati!” Rispose il
ragazzo più grande del gruppo, tale Ernesto, quello che, presumibilmente,
doveva essere il capobanda. “Come sbagliati?” Li interrogò la Befana, ed era
splendida, alle prime luci dell’alba, sotto i primi raggi di sole, con i lunghi
capelli sciolti sulle spalle. “So per certo che stanotte i doni sono stati
tutti consegnati, con un regalo speciale per i genitori di ogni famiglia.” “Sì:
ma tutti sbagliati!” Ribadì una bambina, di soli otto anni, particolarmente
risentita. “Aspettavo Cicciobello con l’ombrello, e ho ricevuto due Power
Rangers, quello rosso e quello verde, ed un fucile che spara pallini di gomma
verso la parte opposta da quello che ho mirato!” “Ed io cosa dovrei dire?” Si
sfogò Ernesto. “Avevo chiesto una pistola ad aria compressa ed ho ricevuto un
set di trucchi da spiaggia, più un’intera famiglia di pinguini gonfiabili da
far giocare in riva al mare. Ti sembrano giochi adatti alla mia età?” Qualcosa
nella distribuzione di Carlos non deve essere andata per il verso giusto, e se
questo intoppo è così evidente in questo angusto e sperduto borgo di pescatori
del golfo del Messico, non oso pensare cosa possa essere successo in tutto il
pianeta: congetturò la Befana, assolutamente a disagio senza le sue vesti, in
compagnia di quel lurido essere, colpevole di questa scandalosa interruzione di
servizio. Dovrò confrontarmi di nuovo con Carlos, e questo può essere
estremamente pericoloso: comunque, la ragazza optò per affrontare in seguito
questo inaspettato contrattempo. Prima era più urgente placare le ire dei ninos
di strada. Si avvicinò loro, ed iniziò ad accarezzarli dolcemente, uno ad uno,
cercando di lenire l’evidente collera. “Ernesto: scambia il tuo regalo con la
bambina, e mi sembra che così potreste essere più soddisfatti. Comunque, il sei
gennaio sarò di nuovo tra voi, per donarvi il mio carbone dolce, le mie
delizie, ancora altri giochi. Tranquillizzatevi: quello che non è andato bene
stanotte, sarà sistemato per tale data. Ora, però, tornate dalle vostre
famiglie, per trascorrere in serenità la giornata più buona dell’anno.” I bimbi
si lasciarono cullare da quei dolci sogni: solo la bimba più piccola, guardando
negli occhi la stupenda ragazza in biancheria intima, si lasciò scappare un
pensiero ricorrente tra tutta la banda: “Così, però, non ci vendicheremo di
Babbo Natale: è ancora lì, bello grassottello, e non ci ha neanche chiesto
scusa per gli errori che ha commesso, e poi, non ha il costume: ha solo la
barba.” “E’ vero.” La Befana si chinò, per avvicinarsi alla bimba, e
contemplarono insieme quell’enorme ciccione, impegnato a cercare di riprendersi
dalle orge a cui aveva partecipato la notte precedente, mentre bofonchiava a
denti stretti frasi sconnesse in dialetto norvegese: cercava tra le macerie del
rogo qualcosa con cui coprire le sue vergogne. “E’ giusto quello che hai
notato: ma deve ancora fare i conti con me, e ti assicuro che non la passerà
liscia.” La Befana sorrise, con un garbo che conquistò e convinse tutti i
bambini: lentamente, si avviarono verso le loro abitazioni, sparse nel piccolo
borgo di pescatori. “Ridammi il telefonino: ho urgenza di ricontattare Carlos,
deve avere combinato un gran bel pasticcio.” Santa Claus sorrise, beffardo.
“Non so neanche dove sia finito, in questo trambusto, il mio telefonino. Mi
accontenterei di tornare in possesso, almeno, delle mie mutande.” “Dunque ti
sei ripreso dalla sbornia colossale?” La ragazza sperava che il suo complice
avesse ristabilito parte delle funzioni cerebrali, per elaborare un piano
alternativo al loro mandato. “Ripreso è una parola grossa: ma che è successo
stanotte? Ricordo solo la paura che ho provato quando le fiamme lambivano il
materasso, un gran mal di testa, ed il tuffo fuori dalla finestra del bagno
della locanda per sfuggire al rogo. Corpo di mille slitte: dov’è la mia renna?”
la Befana lo riaccompagnò docilmente all’interno di quello che era rimasto
della loro stanza d’albergo, dopo
l’incendio. Il rogo era stato domato dai gestori dell’impianto, e la situazione
sembrava stesse tornando alla normalità. “La tua renna te la sei cucinata ieri
notte, in compagnia di due giovani prostitute, che ho allontanato io stessa
dalla camera. Eri talmente sbronzo di rum e di cibo che ti sei inconsciamente
dimenticato di andare a fare le consegne proprio alla vigilia della tua festa.
A proposito, dove hai messo la slitta?” Il vecchio più anziano del mondo non
aveva ritrovato le sue mutande, evidentemente arse nell’incendio, ma, in
compenso, aveva recuperato gli abiti di rappresentanza, per la verità
leggermente affumicati. Se li infilò come poteva. “Ho barattato la slitta con
un narcotrafficante, mio conoscente, per ottenere in cambio le due ragazze e un
po’ di roba buona. Avrò diritto anch’io di festeggiare!” “Sì: ma non l’unica
notte in cui tutti ti aspettano. Se abbiamo dei privilegi, non mi sembra
proprio il caso di buttarli al vento proprio la nella sola occasione in cui ci
vengono richiesti.” “Quindi, cosa suggerisci di fare?” Babbo Natale la scrutò,
come inebetito. La Befana estrasse il suo arnese di volo, e lo invitò a
seguirla. “Monta dietro sulla mia scopa: voleremo da Carlos, e cercheremo di
mettere la parola fine a questa squallida e penosa vicenda.” “Si scopa?” Si
risvegliò improvvisamente Santa Claus. “Ma certo che ti monto subito, bella
ragazza, e sarai tu ad implorare la fine di tutta la vicenda.” Un sorriso
attraversò il volto della stupenda fanciulla, quasi un colpo di fulmine, mentre
la mano di Babbo Natale accarezzava maliziosa il tatuaggio a forma di
farfallina nella zona inguinale. “Tieniti stretto: la mia scopa non è comoda
come la tua slitta, ed il viaggio fino da Carlos è lungo e turbolento!”
Scomparvero insieme, in alto nel cielo, avvolti dal riflesso azzurro del Mar
dei Caraibi.
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