lunedì 7 aprile 2014

Il romanzo dei Windsor - Antonio Caprarica

TRAMA:Se il buon nome e il successo della monarchia britannica dipendessero dalla gloria degli antenati, Elisabetta II rischierebbe di trovarsi a mal partito: nessuno infatti ha lavorato più alacremente di molti suoi predecessori per demolire l’immagine della dinastia. Seguendo a ritroso l’albero genealogico dell’attuale regina, ci si imbatte in una serie di veri campioni di dissipatezza e follia. Donnaioli incalliti ricattati dalle amanti come Edoardo VIII, che abdicò per sposare l’americana Wallis Simpson, o Edoardo VII, al quale la madre, la solida e severa regina Vittoria, indirizzava inutilmente accorati richiami al dovere. Genitori sadici come Giorgio I, il re arrivato all’inizio del 1700 dal principato di Hannover, che sfrattò il figlio e la nuora separandoli dai loro bambini, e lo stesso figlio maltrattato che, diventato re Giorgio II, riservò il medesimo trattamento al suo primogenito ed erede. Scialacquatori di ricchezze come Giorgio IV, in gioventù bello e raffinato come il principe delle favole, che per ripianare i suoi debiti fu costretto alle nozze con una donna che lo ripugnava. Per fortuna, fra sordide guerre dinastiche e scandali di letto spuntarono anche matrimoni fortunati e figure capaci di garantire la stabilità e il successo della monarchia: come quella di Elizabeth Bowes-Lyon, l’indimenticabile Regina Madre – volontà di ferro dietro il sorriso soave – che conquistò non solo il cuore del balbuziente e incerto Giorgio VI, ma anche l’affetto dell’intera nazione. Il romanzo dei Windsor racconta i segreti della più longeva famiglia reale percorrendo oltre trecento anni di storia per giungere al tormentato divorzio di Carlo e Diana, allo scintillante matrimonio di William e Kate e alla nascita del principe XXXX, arrivata nell’anno del Giubileo di Diamante di Elisabetta.

PUBBLICATO DA: Sperling & Kupfer ; 328 pp. € 18,50

VOTO: 8

GIUDIZIO:Primo libro di Caprarica capitato nella mia libreria per gentile concessione di mia madre.
Da sempre ho una grande passione per la storia e per la dinastia inglese, così appena ho  adocchiato il libro non potevo lasciarmelo sfuggire. Il romanzo dei Windsor è un romanzo che ripercorre più o meno approfonditamente il gossip reale dal 1711 a oggi passando per i vari Giorgi ed Edoardi fino a giungere alla favola di William & Kate.
Il libro è indubbiamente scritto bene e ben argomentato per essere uscito fuori dalla penna di un giornalista e  non di uno storico; scorre che è un piacere nonostante gli sbalzi cronologici mi abbiano dato non poco fastidio. Infatti l'autore ha deciso di infischiarsene della continuità storica e ha mischiato le varie epoche partendo da metà ottocento con "Bertie" alias Edoardo VII per fare una capatina dalla  regina Elisabetta II per poi tornare a Giorgio V  seguito da Giorgio I e la storia degli Hannover di inizio '700 (al che una domanda sorge spontanea: Perché Antonio?perché ci hai complicato la vita?).
Sorvolando su questo fattaccio torniamo alla narrazione in sè. Il libro spiega esattamente cosa succede nelle camere nuziali dei Re e degli eredi al trono tanto per farci un paio di cavoli nostri. In queste 300 pagine e poco più ci passano tre secoli di storia, infatti la filosofia diciamo che è "di tutto un pò". La storia che mi ha più colpito è Quella di Giorgio IV e della moglie Caroline, una Carlo e Diana di fine diciottesimo secolo, Dove lui è stato costretto a sposarsi amando un altra e ha fatto pagare alla sua consorte questo suo sacrificio (definito dallo scrittore un  mero atto di prostituzione del futuro sovrano) in ogni modo possibile, sfiorando la mera crudeltà. Lei  l'ha ripagato con una sfilza infinita di corna, ma rimanendo dentro profondamente infelice. Questo mi ha fatto pensare che i secoli passano ma gli uomini rimangono sempre gli stessi.
Ciò che invece ho apprezzato molto è come le donne, le regine ne vengono fuori:Vittoriose, modello di virtù e le uniche davvero meritevoli di portare sul capo la corona.
Se cercate un libro che illustra una visione politica, storica ed  economica della casata reale inglese questo libro non fa per voi, se invece siete interessati all'impatto sul tessuto sociale della corona allora è questo il libro che cercate.

Il bordo vertiginoso delle cose - Gianrico Carofiglio

TRAMA:Un caffè al bar, una notizia di cronaca nera sul giornale, un nome che riaffiora dal passato e toglie il respiro. Enrico Vallesi è un uomo tradito dal successo del suo primo romanzo, intrappolato in un destino paradossale, che ha il sapore amaro delle occasioni mancate. Arriva però il giorno in cui sottrarsi al confronto con la memoria non è più possibile. Enrico decide allora di salire su un treno e tornare nella città dove è cresciuto, e dalla quale è scappato molti anni prima. Comincia in questo modo un avvincente viaggio di riscoperta attraverso i ricordi di un’adolescenza inquieta, in bilico fra rabbia e tenerezza. Un tempo fragile, struggente e violento segnato dall’amore per Celeste, giovane e luminosa supplente di filosofia, e dalla pericolosa attrazione per Salvatore, compagno di classe già adulto ed esperto della vita, anche nei suoi aspetti più feroci. Con una scrittura lieve e tagliente, con un ritmo che non lascia tregua, Gianrico Carofiglio ci guida fra le storie e nella psicologia dei personaggi, indaga le crepe dell’esistenza, evoca, nella banalità del quotidiano, “quel senso di straniamento che ci prende quando viaggiamo per terre sconosciute e lontane”. Romanzo di formazione alla vita e alla violenza, racconto sulla passione per le idee e per le parole, storia d’amore, implacabile riflessione sulla natura sfuggente del successo e del fallimento, Il bordo vertiginoso delle cose può essere letto in molti modi. Ma tutti riconducono a un punto preciso, a una sorta di luogo geometrico dell’anima in cui si incontrano la dolcezza e la brutalità, il desiderio e la paura, la sconfitta e l’inattesa, emozionante opportunità di ricominciare.

PUBBLICATO DARizzoli (2014) – 315 pp. 18,50€

VOTO: 5

GIUDIZIO: Enrico Vallesi si guadagna da vivere facendo lo scrittore ombra, per conto della stessa casa editrice che lo ha portato al successo pubblicando il suo primo romanzo. Dopo quel trionfo tuttavia non è più stato in grado di completare una storia sua, con personaggi suoi, frutto della propria ed esclusiva inventiva. Enrico da ragazzo lascia la sua città natale, Bari, prima per studiare all’Università e poi per tentare di costruirsi una vita con una compagna che successivamente l’ha lasciato; così ora vive alla giornata, gestendosi il suo lavoro in libertà e conducendo una vita da single. Un giorno per caso legge sul giornale la notizia di una rapina terminata con uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine; in questo scontro perde la vita Salvatore Scarrone. Questo nome rievoca in lui i ricordi dell’infanzia trascorsa a Bari, i tempi del liceo, e per l’appunto Salvatore. Enrico decide di partire per tornare nella città natale, senza un motivo preciso, ma seguendo il suo bisogno di ritrovare dei riferimenti.

Solitamente, dopo il riassunto della trama, in una recensione viene la parte del commento e delle impressioni, ebbene inizierò questa parte dicendo che il romanzo non mi è piaciuto, ma ha al suo interno dei passaggi che ho trovato entusiasmanti.
Non mi è piaciuto in quanto trovo che, nonostante ci sono tutte le premesse per una storia interessante ed i personaggi per poterla approfondire nel modo che merita ci siano, penso che questo non è stato fatto.
Innanzitutto non si capisce bene cosa Enrico voglia dal ritorno alla sua città natale a parte farne quasi una guida turistica, con tanto di omaggio a Mondadori e Feltrinelli entrambi citate nel testo.
Alcuni passaggi si sarebbero potuti riprendere nel testo, come ad esempio l’incontro casuale con la ristoratrice bolognese che Enrico conosce all’inizio del romanzo, oppure si sarebbero potuti approfondire maggiormente gli aspetti della vita segreta di Salvatore e dell’intenso legame che si è creato tra lui ed Enrico negli anni del liceo.
Interessanti invece i flash back del passato con le lotte tra fascisti e comunisti in un’epoca in cui i giovani avevano ancora interesse per la politica e, secondo me vero punto di forza del libro, i ricordi delle lezioni di Celeste, la supplente di filosofia che ha contribuito molto alla formazione dell’ Enrico adolescente. Altro punto di forza sono le molte citazioni ad opere letterarie presenti nel testo, dalle quali si capisce la passione di Carofiglio per la lettura.
Insomma per concludere, quel che mi porto a casa dalla lettura di questo romanzo è sicuramente la voglia di leggere alcuni dei testi citati, tra i quali sicuramente il Tonio Kroger di Thomas Mann, e la voglia, se mai ne avrò l’opportunità, di approfondire e studiare filosofia della quale ora ne capisco l’utilità reale. Sicuramente non mi porto a casa un romanzo del quale mi ricorderò personaggi e trama. Opinione del tutto personale, ma in tempi di crisi trovo eccessivo il costo del volume.