sabato 22 giugno 2013

La regina della rosa rossa - Philippa Gregory

TRAMA:Erede del nobile casato dei Lancaster, Margaret Beaufort è una donna ambiziosa, fermamente convinta che la Rosa Rossa, simbolo della sua famiglia, sia destinata a regnare sull'Inghilterra. Ma i suoi sogni si infrangono il giorno in cui Enrico VI, amato cugino e sovrano, rifiuta di sposarla.. 
Delusa e amareggiata, si lascia convincere dalla madre a un matrimonio senza amore. Si ritrova così, ancora giovanissima, legata a un uomo che ha il doppio dei suoi anni e ben presto incinta di un figlio che non ha mai voluto. Margaret, però, non si arrende. 
Sola, tormentata da desideri irrealizzabili, decide di trasformare i suoi fallimenti in un trionfo: se lei non è riuscita a ottenere la corona, farà di tutto perché l'ottenga il figlio. Senza lasciarsi intimidire dal crescente potere della dinastia degli York, che si contrappone ai Lancaster ogni giorno di più, Margaret chiama il bambino Enrico. Come il re. E si prepara a marciare verso il trono, tra ambigue alleanze, complotti segreti e falsi giuramenti, pronta a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Anche a costo di rinunciare per sempre all'amore.

PUBBLICATO DA: Sperling & Kupfer - pag. 448


SAGA: Secondo libro della saga della Guerra delle due rose composta al momento da quattro volumi

  1. La regina della rosa bianca
  2. La regina della rosa rossa
  3. La signora dei fiumi
  4. La futura regina

VOTO: 7,5

E' possibile leggere la recensione della Regina della rosa bianca QUI

GIUDIZIO:
Ho voluto proseguire la saga della  guerra delle due rose con il secondo capitolo, la regina della rosa rossa. Che dire, Philippa Gregory non mi delude mai, lo stile di scrittura è bello, scorre che è un piacere. So che tutto ciò che scrive non è esattamente corretto dal punto di vista storico (cosi come per il libro precedente) però se volevo una così accurata visione della storia mi sarei comprata un saggio. 
In questo volume è assente l'elemento magico e sinceramente non mi è mancato. Ho amato di più la figura di Margaret che quella di Elizabeth di Woodwill, appoggiavo la sua causa e per quanto mi renda conto che la sua ambizione è arrivata quasi a divorarla e distruggerla, ho compreso i motivi che hanno mosso le sue azioni e mi definisco,se così si può dire, una Lancasteriana convinta.
Ha visto strappare la corona che doveva appartenere alla sua famiglia e a suo figlio, Enrico VII da un esponente del ramo cadetto della famiglia. Tuttavia  proprio perché i Lancaster sono praticamente rimasti nell'ombra per più di vent'anni che questo libro mi è piaciuto leggermente meno di quello precedente. Margaret vive in continua attesa e preghiera e questo non fa prendere il volo della narrazione se non verso la fine e questo fa venire a volte un po di noia.
Comunque mi sento di consigliare questa saga e questo libro a tutti quelli che hanno passione per la storia inglese.


venerdì 21 giugno 2013

A spear of summer grass - Deanna Raybourn

AUTORE: Deanna Raybourn

PUBBLICATO DA: Harlequin Mira

VOTO: 8

Testo in lingua inglese

Ed eccoci qui, ad un paio di settimane dalla pubblicazione negli States, a parlare dell’ultimo romanzo di Deanna Raybourn, stavolta ambientato in Kenya, nel 1923.
Questa storia si differenzia dagli altri lavori della stessa autrice, diventata famosa grazie alla serie di romanzi dedicati alle indagini di Lady Julia Gray, per molte ragioni, prime fra tutte tempo e collocazione. Per coloro che hanno seguito e amato le indagini di Julia e Brisbane , sarà un bel salto trovarsi in Africa anziché nell’abituale Londra, ma direi che vale decisamente la pena concedere a queste novità la possibilità di affascinarci.


Per quanto riguarda il background di questa storia vi suggerisco di leggere il prequel di questo libro in Far into the Wilds, già recensito qui.
 Delilah è una donna che ha fatto del mondo la propria casa, a proprio agio in qualunque luogo, anche se le sue origini si trovano a New Orleans. Bella, intelligente e raffinata, sa usare il proprio fascino con spregiudicata sicurezza per ottenere quello che vuole da chiunque. Più volte sposata, più volte vedova, si trova purtroppo a ricevere come eredità dal suo ultimo matrimonio con un principe russo uno scandalo legato al suicidio non esattamente limpido di quest’ultimo e la di lui famiglia in guerra legale e mediatica per tornare in possesso dei gioielli di famiglia. Lo scandalo è inevitabile e tutto sommato non le sembra un’idea malvagia quella suggeritale dalla madre: trascorrere qualche tempo in Kenya in modo da lasciar calmare le acque.
Tuttavia, anche se in quel Paese di acqua ce n’è ben poca, Delilah è destinata ad agitarla per bene grazie alla turbolenza del proprio carattere unita al fuoco dell’Africa stessa. Una volta giunta in questo Paese lei continua a comportarsi come la sua natura le suggerisce, ma il luogo, le persone e gli incontri oltre che la natura stessa sono destinati a cambiare radicalmente questa donna.
In questa terra Delilah rivede i propri schemi mentali e assumendo anche canoni di comportamento inaspettati e sicuramente malvisti nella èlite sociale a cui è abituata, ma proprio per questo ancora più veri e sinceri arrivando persino ad esporsi in prima persona pur di salvare un amico, sicuramente considerato inaccettabile secondo il ton inglese.
Attenzione, a differenza di moltissimi romanzi non amiamo sempre questa donna, ma con il proseguimento della lettura, ci avviciniamo sempre di più a lei, anche più disposti a capirla.
L’altro carattere fondamentale è naturalmente il protagonista maschile, Ryder, che però è diverso da Delilah come il giorno dalla notte. Come lei è forte e determinato, ma in modo assolutamente contrario.
Sembrano diametralmente opposti fino a quando si capisce che sono così apparentemente diversi da essere uguali. Lei è scintillante e sprizza vitalità almeno quanto lui è sicuro di sé ma di poche parole.
La storia d’amore la dobbiamo soffrire, anche se continuiamo a sperarla una pagina dopo l’altra e quando la troviamo è in modo assolutamente inaspettato, è vero, ma di assoluta soddisfazione per il lettore.
È splendido perché, quando si rivela l’amore, è molto più sottile e vero di quanto le parole esprimano, proprio perché fatto di azioni e scelte, non solo di parole.
Oltre a luogo e tempo già citati anche i personaggi sono radicalmente differenti rispetto ai predecessori nati dalla penna della Raybourn: Delilah è una donna adulta, ma anche cresciuta, sicura di sé, di quello che vuole e di come ottenerlo. È anche una donna a cui importa poco delle convenzioni sociali, legata solo alle regole da lei stessa create. Ha suscitato scandalo in diversi continenti, e sotterrato diversi mariti, ma sembra assolutamente a proprio agio con se stessa e l’immagine che il mondo ha di lei. Sembra una donna molto forte, ma, come spesso accade, l’apparente sicurezza è al contrario sintomo di fragilità e solo quando si trova a dover fare una scelta molto difficile riusciamo a vedere, per la prima volta, la vera Delilah.
Rayder al contrario è un uomo elusivo, difficile da inquadrare e definire, direi quasi discreto. Conduce la propria vita rispondendo solo alle proprie regole, è vero, ma allo stesso tempo lo fa solo per compiacere se stesso, non per accontentare la società o creare scalpore. Se risponde ad un qualche tipo di codice, direi che si tratta solo dell’Africa, delle regole della vita e della morte, della sopravvivenza e del rispetto, che l’Africa richiede e impone.
E da ultimo l’Africa, la grande protagonista di questo romanzo. Forse avrei dovuto citarla ancora prima dei protagonisti umani, dato che è l’innegabile e indiscussa regina di questa storia. La maggior parte delle scelte e delle azioni sono possibili solo e perché siamo in Africa ai tempi della colonizzazione inglese. Ma è in questi spazi sconfinati di azioni ed emozioni estreme, che ci si può liberare definitivamente da quello che egli standard sociali impongono ai personaggi per riconoscere quello che è puro istinto, null’altro che la vera persona dietro ad ogni personaggio, dimostrando che anche l’essere umano, in realtà, non è molto diverso dal leone e dal leopardo.

Mentre aspetto in trepidante attesa il ritorno di Julia e Brisbane mi sento di dire con tutto il cuore: ottimo lavoro, Deanna.
Waiting for the next adventure of Julia and Brisbane I can say with all my heart: really well done, Deanna






Colla - Irvine Welsh

TRAMA:Quattro ragazzi crescono insieme in uno squallido ghetto di Edimburgo. Sono Billy, Carl, Andrew e Terry, i protagonisti di questo libro. Insieme condividono le prime esperienze che contano: le pestate con gli hooligans, le sbornie violente, il sesso cattivo e la droga tutta, dallo speed all'ecstasy. Insieme crescono: Billy diventa un pugile; Carl un dj strafatto e famosissimo; Andrew un tossico sposato con Gail, ninfomane che lo pianterà; Terry un alcolizzato ossessionato dal sesso. Il loro mondo è tutto ai margini ma è anche un mondo in cui l'amicizia è l'unico legame, l'unica colla che tiene uniti anche i peggiori bastardi.

PUBBLICATO DA: Tea - pp 553

VOTO: 4

GIUDIZIO: Ho acquistato questo libro principalmente per staccarmi un po’ dal genere thriller e riavvicinarmi alla narrativa che non leggevo da tempo. Sono stato attratto dalle premesse affascinanti: quattro amici, la storia di una vita vissuta bene o male assieme, l’ambientazione dei sobborghi con quell’alternarsi di routine e avventura; insomma tutti spunti più che ottimi per dar vita a un bel romanzo appassionante e nel contempo ricco di spunti di riflessione anche attuali. Devo tuttavia precisare per dovere di cronaca, che era il primo libro di Irvine Welsh che leggevo e non sapevo nulla riguardo alla sua scrittura.
Nella prima parte del libro (Finestre ’70) si vengono a delineare le caratteristiche dei quattro
protagonisti che vengono presentati a partire dalle loro famiglie, quando essi sono ancora bambini.
 Poi nella seconda parte (Finestre ’80) i protagonisti sono adolescenti e affrontano le prime esperienze della vita che nel contesto in cui vivono sono principalmente il sesso e le risse allo stadio. Nella terza parte (Finestre ’90) i quattro sono ventenni ed ognuno di loro sceglie la propria strada: chi diventa pugile, chi dj, chi finisce nel giro della tossicodipendenza e chi lotta con la società per sopravvivere in qualche modo, ma alla fine del capitolo i quattro amici si ritroveranno per una gita alla famosa “Oktoberfest”.
Nella quarta parte (Finestre ’00) avviene un salto temporale, i quattro amici sono distanti per varie ragioni e sono ormai trentenni ognuno con la propria vita che porta qualcuno di loro lontano da Edinburgo. Infine gli ultimissimi capitoli contengono la conclusione delle vicende narrate in cui si tirano le somme nei rapporti tra i protagonisti e il ricongiungimento dopo molto tempo passato  ciascuno per conto proprio.
Di tutte le aspettative che poteva creare, il romanzo non rappresenta nulla di quanto ho premesso all’inizio. Sebbene vi siano i presupposti, quella che si va a leggere è una storia scritta con un linguaggio molto scurrile, ai confini del fastidioso. Penso che il ricorso a questo tipo di linguaggio sia appositamente voluto per consentire al lettore di immergersi in quella che è la realtà della gioventù e dello slang edinburghese. Tuttavia la lettura risulta veramente pesante in considerazione anche del fatto che i capitoli sono molto lunghi e senza paragrafi che consentano di fermarsi nella lettura e assimilare il contenuto prima di proseguire.
Se il contenuto poteva essere valido, credo che in questo romanzo sia sbagliata la forma. Certo, se l’autore avesse utilizzato un linguaggio meno scurrile, è ipotizzabile che non avrebbe trasmesso le stesse emozioni. Ma personalmente credo che debba sempre prevalere il buon senso e la giusta misura, cosa che qui non è avvenuta. Probabilmente sono io che non riesco ad apprezzare artisticamente questo tipo di scelte nella composizione del testo, ma davvero non riesco a cogliere un significato concreto in quest’opera, ne tantomeno un valore artistico o culturale ammesso che ce ne sia uno. Tuttavia è molto interessante leggere delle azioni-reazioni dei protagonisti in virtù dei loro quattro caratteri diversi, e anche cogliere il loro spirito di gruppo che prevale sempre, anche sui contrasti interni allo stesso, che si
vengono a creare. Si può concludere che Colla rappresenta una specie di diario che raccoglie in sé il vissuto di un gruppo di amici cresciuti assieme. Tuttavia lo raccoglie molto male.