venerdì 14 novembre 2014

Bella è la gioventù - Hermann Hesse

TRAMA:In questi tre racconti, scritti tra il 1907 e il 1908, il momento autobiografico e l′affettuosa, sorridente rievocazione di un mondo caro ormai perduto divengono vera e propria poesia del ricordo, della lontananza, del silenzio, della natura. Lo squisito dosaggio di possibilità epiche e liriche, di realismo e fantasia, di acutezza di osservazione e sogno si apre a una scrittura limpida e serena che rapisce e incanta proponendo quella intensità e quella dolcezza di sentimenti proprie della giovinezza: è dunque al mito di un′età in cui la magia del cuore e dei sensi assume una valenza specialissima e unica, pura e incontaminata, che Hesse dedica queste pagine, frammenti di memoria vissuta o immaginata, squarci delicati e felicissimi di giorni passati, bagliori nostalgici che illuminano il presente.

PUBBLICATO DA:Tascabili economici Newton

VOTO:

GIUDIZIO:
Sicuramente tutti voi conoscerete Hermann Hesse per aver letto, magari durante l’adolescenza, il suo libro più conosciuto: Siddharta, o forse nella vostra vita vi sarete imbattuti in un altro suo libro famoso: Il lupo della steppao avrete passato un bel pomeriggio leggendo dei sentimenti di Narciso e Boccadoro. Sono libri letti e conosciuti in tutto il mondo.
Bella è la gioventù è un libro meno noto rispetto a quelli precedentemente citati, scritto tra il 1907 e il 1908, composto da circa cento pagine. Contiene tre racconti nei quali si narra di una storia d’amore, o per meglio dire di innamoramenti giovanili, di cui ovviamente non vi dirò l’esito. 
Nel primo racconto si legge di uno studente che torna a casa per le vacanze estive e vive quel turbamento e quel momento di incertezza che ogni studente fuori sede ha provato almeno una volta nella vita, la sensazione di straniamento e di gioia che accompagna il ritorno nei luoghi dell’infanzia. Nel secondo racconto, invece, troviamo un uomo adulto alle prese con i suoi ricordi, con uno in particolare, una ragazza bionda amata anni addietro. Nel terzo e ultimo episodio Hesse racconta la vicenda di un ragazzo in età da matrimonio che ha seri problemi nel dichiararsi alla ragazza dei suoi sogni a causa della sua timidezza.
Se ci soffermiamo sul titolo sembra che l’autore voglia osannare la verde età, però, ad una visione d’insieme dell’opera, il messaggio che Hesse vuole trasmetterci appare ambiguo, perché se da una parte il libro è pieno di descrizioni solari e positive dell’età giovanile dall’altra nei suoi protagonisti è sempre presente una vena di malinconia, o comunque un disagio sociale, sia esso una mancanza di ardire o un’eccessiva timidezza o ancora un eccesso di anni, disagi che non permettono di godere a pieno di questa felicità. 
Si è giovani una volta sola, ma non se ne ha pienamente coscienza, ed è questo che spesso rende la nostra vecchiaia piena di rimpianti. 
 In questo libro si ritrova tutto lo stile dell’autore: le lunghe descrizioni degli ambienti, la costante presenza della natura, la riflessione sulla condizione umana, in particolari modo sulla solitudine dell’uomo che diventa più evidente durante le ore notturne, il lento e inesorabile incedere del tempo, la spensieratezza giovanile e i rimpianti dell’età adulta, la caducità delle cose belle e preziose, il rapporto tra realtà e sogno, la realtà vista attraverso la lente caleidoscopica delle emozioni, e la rappresentazione di un mondo così lontano dal nostro, ma con caratteri simili. 
In fondo, l’uomo non cambia mai troppo.


RECENSIONE DI: ANTONELLA LOMUTO



Con te fino alla fine del mondo - Nicolas Barreau

TRAMA;"Mon cher Monsieur, vi starete chiedendo chi è che vi scrive. Non ve lo dirò. Non ancora. Rispondetemi, e provate a scoprirlo. Forse vi aspetta un'avventura che farà di voi l'uomo più felice di Parigi. La Principessa" Così comincia la lettera che stravolgerà la vita di Jean-Luc Champollion, l'affascinante proprietario di una galleria di successo in rue de Seine. Molto sensibile al fascino delle donne, che lo ricambiano volentieri, Jean-Luc vive in uno dei quartieri più alla moda di Parigi, in perfetta armonia con il suo fedele dalmata Cézanne. Tutto procede al meglio, tra vernissage, allegri ritrovi con gli amici nei café di Saint-Germain-des-Prés e romantiche passeggiate au clair de lune lungo la Senna. Finché, una mattina, Jean-Luc scorge qualcosa nella posta: una busta azzurra, scritta a mano. È una lettera d'amore, o meglio, una delle più appassionate dichiarazioni d'amore che lui abbia mai ricevuto, ma non è firmata: la misteriosa autrice, nascosta dietro uno pseudonimo, lo sfida a smascherarla dandogli una serie di indizi. Per quanto perplesso, Jean-Luc sta al gioco. Ma l'impresa non sarà affatto semplice: chi sarà mai la deliziosa impertinente che sembra conoscere così bene le sue abitudini e si diverte a stuzzicarlo? Stregato dalle sue parole, Jean-Luc cercherà di dare un nome a quella donna così intrigante e sfuggente il cui volto gli è del tutto sconosciuto. O forse no?

PUBBLICATO DA: Universale economica Feltrinelli, pag 181 - € 7,50

VOTO: 6

GIUDIZIO:
Terzo libro che compro di Barreau e decisamente il più debole a livello di trama. 
L'ho letto sull'aereo durante il viaggio  verso Parigi e l'ho finito in un batter d'occhio tanto questo era semplice e breve. 
La storia parla di tale Jean Luc - soprannominato Le Duc - che si trova per caso a intrattenersi in un rapporto epistolare moderno con una donna misteriosa, la principessa, che vuole rimorchiarlo mantenendo il segreto sulla sua identità. 
Tutta la storia si basa su lui che aspetta di scrivere a lei queste  lettere e di riceverle a sua volta, cercando di capire nel frattempo, chi è questa donna che non vuole rivelarsi. 
La trama è inesistente e le lettere sono piene  sempre delle stesse parole "mi dica chi è la prego" "no non ci penso proprio, le regole le do io" bla bla bla.
Lei poi è proprio insopportabile: ma io dico, oltre che sei tu a importunare le persone, spiegami perché poi queste debbano anche  sottostare ai tuoi dictat. Ma del resto  lo scemo è lui che già dalla prima lettera si dice "appassionato e conquistato" senza  nemmeno sapere chi  lei sia, che aspetto abbia e se sia simpatica o, invece, una perfida strega.
La fase dell'innamoramento poi viene preso troppo alla leggera. Secondo la mia modesta opinione, lo scrittore ha sminuito quello che è il concetto stesso del "fall in love with". Cosa tragica sopratutto perchè qui si parla di romanzo sentimentale. Apprezzo il fatto che, riportando in auge il rapporto epistolare, Barreau voglia dare vitalità e freschezza alla storia senza cadere nella banalità, ma proprio per questo avrebbe dovuto fare le cose seriamente e dare profondità alla situazione e, sopratutto, dare decisamente più peso alle parole scritte in queste fantomatiche email. Invece tutto è finito troppo in fretta, non si comprendono nemmeno le ragioni per le quali Jean Luc si innamori della Principessa. Ti ritrovi così alla fine della storia a pensare a quanto profondamente irrealistico sia questo romanzo.
Noia mortale, si salva solo per due motivi: Il primo è la bella scrittura di Barreau, molto scorrevole, semplice ed elegante. La seconda è che ben descrive l'atmosfera parigina, con le sue strade, vicoli e negozi.

lunedì 3 novembre 2014

Wool - Hugh Howey

TRAMA:In un futuro post-apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive in una gigantesca città sotterranea. Lì, uomini e donne vivono rinchiusi in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. Lo sceriffo Holston, che per anni ha fermamente sostenuto le leggi della città, rompe inaspettatamente il più grande di tutti i tabù: chiede di andare fuori, incontro alla morte. La sua decisione scatena una terribile serie di eventi. A sostituirlo è un’improbabile candidata, Juliette, che nulla sa di politica e di leggi, ma è un tecnico capace di far funzionare le macchine di quel fragile mondo. Ora che le è affidata la sicurezza, Juliette impererà presto a sua spese quanto è malata quella società. Perché la città è in procinto di affrontare ciò che la storia ha lasciato solo intendere e che i suoi abitanti non hanno mai avuto il coraggio di sussurrare: la rivolta.

PUBBLICATO DA: Fabbri Editore (2013), 552 pp., 14,90€

VOTO: 9

GIUDIZIO:
Questo è il primo romanzo di una serie distopica composta da tre volumi, ambientata in un futuro in cui la terra, secoli prima, è stata contaminata dalle radiazioni in seguito ad un bombardamento atomico, così per sopravvivere, gli uomini vivono sottoterra in una struttura definita “silo”. Holston è lo “sceriffo” del silo, incaricato di mantenere l’ordine e far rispettare il “Patto” ovvero le leggi del silo. E’ vedovo da qualche anno, in quanto la moglie Allison è stata condannata alla pena estrema, ovvero alla “Pulizia”. Nel silo, chi desidera uscire nel mondo esterno commette un grave reato e viene condannato a pulire le lenti delle telecamere sulla torre posizionata sopra al silo. Queste telecamere riprendono l’esterno del silo per mostrarlo su un grosso schermo posto nella sala mensa. Ovviamente coloro che escono all’esterno per pulire non hanno possibilità di sopravvivenza a causa delle radiazioni che contaminano l’aria e quindi muoiono nel giro di poco tempo.
Nel silo  è proibito parlare del mondo esterno, è una specie di “tabù” e non è consentito nemmeno esprimere il desiderio di uscire. Le persone che lo fanno vengono spedite fuori, senza possibilità di rientrare.
Holston non si è mai dato pace, non ha mai capito il motivo che ha spinto Allison a voler a tutti costi uscire all’esterno. Suppone però che questo desiderio sia nato da qualche scoperta avvenuta violando i server. I server del reparto IT sono in funzione 24 ore al giorno, da secoli, e custodiscono miriadi di informazioni sul silo e la sua storia. Allison era riuscita a violarli e penetrare in quell’alone di mistero che li circonda. Holston compie alcuni indagini cercando di recuperare il contenuto del computer di Allison, e si convince che la moglie aveva ragione, doveva esserci qualcosa per il quale valesse la pena di uscire dal silo e dalla sua claustrofobica routine quotidiana. Stanco e depresso dopo anni di sofferenza per la perdita della moglie, un giorno decide di uscire e scoprire la verità. Aveva ragione? Il mondo esterno è davvero così tossico, come fin da piccolo Holston ha sempre saputo? Cosa ha scoperto Allison frugando nei file dei server? Cos’era così importante al punto da farle venire un esaurimento nervoso e spingerla a tutti i costi a voler uscire all’esterno?
Da questa premessa si scatena una serie di eventi che, capitolo dopo capitolo, tengono il lettore incollato al libro, in un vortice di suspense alla ricerca della verità sul silo e su come gli uomini ci sono finiti dentro per sopravvivere.
Ho deciso di acquistare il volume dopo averlo visto diverse volte sullo scaffale in libreria. Più che altro perché il fantascientifico non è il mio genere di prima scelta, ed inoltre è opera di uno scrittore quasi sconosciuto. Quello che mi ha convinto è stato il percorso editoriale del romanzo. L’autore Hugh Howey nel 2011 si è auto-pubblicato il romanzo su Amazon dopo aver passato ore e ore di pause pranzo a scriverlo, mentre lavorava come commesso in una libreria. Ha riscosso talmente tanto successo che è stato contattato dalle case editrici per l’acquisizione dei diritti d’autore e la 20th Century Fox ha deciso di trasformarlo in un film. In Italia il romanzo è stato pubblicato nel 2013 da Fabbri Editori e nel corso del 2014 sono stati pubblicati gli altri due romanzi che completano la trilogia, intitolati “Shift” e “Dust”.
Consiglio la lettura a tutti gli appassionati di romanzi post-apocalittici e distopici, come ad esempio il romanzo “Metro 2033” di Dmitry Glukhovsky. Ma anche per coloro che non hanno mai letto niente del genere potrebbe essere l’occasione per avvicinarsi a questo tipo di letteratura






Luna di miele a Parigi - Jojo Moyes

"Mi ha chiesto lui di sposarlo - avrei voluto dirle. E' stato lui a insistere. Non poteva sopportare il pensiero che un altro uomo mi guardasse. Non poteva sopportare la possibilità che gli altri vedessero in me quello che vedeva lui."


TRAMAAl centro di questo racconto due romantiche e tormentate storie d'amore, quella di Sophie e Édouard Lefevre in Francia durante la Prima guerra mondiale e, circa un secolo dopo, quella di Liv Halston e suo marito David. "Luna di miele a Parigi" si svolge alcuni anni prima degli eventi narrati nel romanzo "La ragazza che hai lasciato", quando le due coppie si sono appena sposate. Sophie, una ragazza di provincia, si ritrova immersa nell'affascinante mondo della Belle époque parigina ma si rende conto ben presto che amare un artista apprezzato come Édouard implica qualche spiacevole complicazione. Circa un secolo più tardi anche Liv, travolta da una storia d'amore appassionante, scopre però che la sua luna di miele parigina non è la fuga romantica che aveva sperato...

PUBBLICATO DA: Mondadori collana Omnibus pg 89 € 3.90

VOTO: 7

GIUDIZIO:
Più che un libro è un romanzo breve, stringato ma che giunge  a destinazione. In queste poche pagine si incrociano le strade di Sophie e Liv due giovani donne vissute a un secolo di distanza l'una dall'altra e legate da un quadro che esprime dubbi,paure e tormenti dell'anima. Lo sfondo è Parigi, la città d'amore per eccellenza, che con la sua architettura rappresenta al meglio la belle epoque. Ad aprire il sipario troviamo Liv che durante la sua  luna di miele si ritrova sola e amareggiata ad affrontare una realtà per lei dura, costellata dalla quasi indifferenza del neo sposo,  poi troviamo Sophie che nel 1912 si unisce in matrimonio a un pittore visionario e particolare che si lasciava ispirare  dalle sue muse anche attraverso il sesso. 
Ho apprezzato questo libro perchè non vuole essere  considerato di più di ciò che è, perché mostra la sua semplicità senza vergogna. Nonostante le poche pagine la scrittrice, con uno stile linguistico scorrevole e di facile comprensione  fa venire voglia di scoprire di più riguardo le protagoniste,  ci lascia curiosità. Nel presentare i personaggi del suo nuovo libro, la Moyes mostra il suo stile dolce e delicato ma allo stesso tempo avvincente. Potete capire allora perché sono stata  felice di scoprire che questo è in realtà il prequel di "La ragazza che hai lasciato" libro senz'altro più complesso e nel quale la storia si dipana con maggiore profondita (e che non vedo l'ora di leggere).

sabato 1 novembre 2014

Il mercante di tulipani - Olivier Bleys

TRAMA:Haarlem, Olanda, 1635. Cornelis Van Deruick, commerciante di tessuti vedovo e squattrinato, decide di andare a cercare fortuna nelle Americhe. Prima di partire, affida al figlio maggiore Wilhem la custodia dei tre fratelli e assicura loro la protezione di Paulus van Bereysten, rettore della scuola latina e ricco coltivatore e mercante di tulipani. Dietro la sua facciata rispettabile, Paulus cela un'indole torbida e velenosa, che non manca di affascinare il giovane e spaesato Wilhem. Attratto dal lusso che l'uomo gli fa balenare davanti e dalla speranza di potervi accedere, il ragazzo si lascia scivolare nel vizio, incapace di opporsi alle lusinghe e ai desideri sessuali di quello che dovrebbe essere il suo protettore. Come ricompensa per i suoi favori, Wilhem viene introdotto nel mondo delle aste di tulipani. Sono gli anni in cui l'Olanda è preda della tulipomania, gli intenditori si contendono le varietà più pregiate, e immense ricchezze si fanno e disfano in poche ore. Un solo esemplare di Semper Augustus, qualità rarissima di cui in Olanda esistono solo dieci bulbi, può valere quanto un palazzo. Contagiato dalla stessa febbre e ottenebrato dalle manovre fumose di Paulus, le cui motivazioni vanno al di là della lascivia e dell'avidità e sconfinano piuttosto nella pura perfidia, Wilhem trascinerà tutta la famiglia in un gorgo di decadenza e perdizione.

PUBBLICATO DA: Piemme (2008) – 360pp. €18,50

VOTO: 7

GIUDIZIO:
Siamo ad Harlem in Olanda nel 1635, Wilhem Van Deruick è il maggiore di quattro fratelli di una famiglia borghese quasi ridotta al lastrico. Il padre dei quattro ragazzi, orfani di madre, decide di partire per nave verso il Brasile, per cercare fortuna nelle Colonie. Così Wilhem diventa il capofamiglia e su raccomandazione del padre, al fine di ricevere aiuto e consiglio su come guidare la famiglia, si reca da Paulus Van Bereysten, un potente nobile, amico del padre, al quale deve un favore per avergli salvato la vita in tempo di guerra.
Paulus si invaghisce di Wilhem il quale, in cambio di momenti intimi, viene introdotto nel mondo del traffico dei bulbi di tulipani. Un commercio tanto spietato quanto redditizio. Le aste dei coltivatori infatti si tengono nelle locande del paese, dove i collezionisti sono pronti a sborsare intere fortune in cambio dei bulbi più rari e pregiati.
Wilhem in poco tempo riesce ad ottenere una grossa somma di denaro dalla vendita di qualche bulbo donatogli da Paulus in cambio della sua intimità, col risultato che vede in questo commercio un guadagno facile. Da quel momento si dedica anima e corpo a questa attività, trascinando nei loschi piani di Paulus, l’intera famiglia.
Il romanzo è molto ben pensato, la lettura scorre abbastanza anche se qualche volta si incontrano termini poco conosciuti in quanto la traduzione credo che voglia rispecchiare la lingua parlata nel ‘600. La trama mi sembra sviluppata bene e trovo che questo romanzo sia interessante e valga la pena leggerlo anche solo per lasciarsi trasportare in luoghi d’altri tempi.

Tuttavia ci sono dei punti deboli: innanzitutto devo criticare il modo in cui l’autore descrive i momenti intimi tra Wilhem e Paulus. D’accordo che in quel momento storico l’omosessualità era un reato punito con la pena capitale, però se proprio se ne deve parlare, se ne parli liberamente, senza mascherare quella che è la realtà dei fatti dietro a brevi accenni timidi che sembrano scritti con imbarazzo e appaiono fuori luogo rispetto al resto del romanzo. Secondo punto critico: il finale. Arriva troppo in fretta, forse valeva la pena spendere qualche pagina in più in merito alle decisioni di Paulus. Terza criticità: il prezzo di copertina mi sembra eccessivo, anche per l’edizione rilegata. Quarta e ultima criticità: il romanzo attualmente è fuori catalogo, quindi per chi è interessato l’unica speranza al momento è quella di trovarlo usato. Non voglio scoraggiare eccessivamente questa ardua ricerca, perché sono sicuro che una volta terminata la lettura rimarrete colpiti positivamente da quest’opera.







Una serie di Sfortunati eventi - Lemony Snicket

TRAMA: Tre fratelli rimangono orfani a causa di un incendio nel quale muoio i loro genitori. Iniziano così le disavventure dei bambini Baudelaire, costretti ad affrontare il cattivo più cattivo che ci sia.

PUBBLICATO DA: Salani, prezzo medio €10,00

SAGA: Composta da 13 volumi

VOTO: 7

GIUDIZIO: 
Una serie di sfortunati eventi è una saga dedicata a un pubblico infantile ma che è apprezzabilissima anche da un pubblico di adulti.
Lemony Snicket, all'anagrafe Daniel Handler, scrive un  opera assolutamente godibile e scorrevole. Qui vengono affrontati temi importanti come quello dell' abbandono e della morte, il tutto velato da un ironia  che può essere colta solo da un pubblico di "grandi". 
Quello del 13 è il numero che ricorre in tutta l'opera: 13 sono i volumi, i capitoli e libri escono di venerdì 13, questo perché l'intreccio è tutto basato intorno alla sfortuna.
Il tema chiave è la morte che dall'inizio del libro poi ricorre per l'intera saga. I protagonisti principali sono Violet l'inventrice, Klaus il colto e Sunny  la morsicatrice folle, mentre l'antagonista è il Conte Olaf, il quale ordisce un vero e proprio complotto ai danni degli orfani per appropriarsi della loro fortuna.
Le avventure che seguiranno al traumatico inizio porteranno a quello che il titolo della saga preannuncia ossia a "una serie di sfortunati eventi". Durante il corso dei libri si svelano una serie di misteri e complotti che mostreranno che dietro l'apparenza ripetitiva  c'è,invece, un mondo stratificato che finge solo di essere semplice.
Altro protagonista  della storia è la menzogna, che prende vita grazie ai mille travestimenti del conte Olaf che pur di raggiungere  gli orfani, diciamolo, le prova proprio tutte.
Il mondo descritto dall'autore è quindi un mondo totalmente bizzarro, volutamente irrealistico e abitato da personaggi assurdi, sopratutto se osservati nell'ottica della realtà.
Un pò fastidioso ho trovato il continuo spiegare il significato di parole basilari al lettore. Capisco che leggono anche ragazzini ma non prendiamoli troppo per sciocchi, anche perchè il continuo interrompersi inceppa leggermente la storia.
Consiglio questa saga a persone di tutte le età in quando Daniel Handlet è stato a suo modo un maestro a tracciare le fila di una storia dalla doppia visione. Un esperienza da fare.


CURIOSITA': Dai primi tre libri è stato tratto un film  nel 2004 con Jim Carey nella veste del Conte Olaf.




mercoledì 29 ottobre 2014

Giovani, carine e bugiarde - Sara Shepard

TRAMA:Philadelphia. Nell'esclusivo quartiere di Rosewood quattro ragazze vivono tranquille tra manicure, pettegolezzi e problemi d'amore. L'intellettuale Aria ha una storia con un professore; Hanna, fashionist incallita, è continuamente a caccia di vestiti e accessori; la raffinata Spencer vede in segreto il fidanzato di sua sorella, mentre Emily è alle prese con una strana attrazione per una nuova compagna di classe. Ma queste quattro ragazze dall'aria ingenua e fragile in passato hanno davvero esagerato con i loro "scherzetti", capeggiate da Alison, la leader del gruppo improvvisamente scomparsa tre anni prima... E quando iniziano a ricevere inquietanti messaggi con una misteriosa firma, una semplice A, cominciano a sospettare che qualcuno che conosce tutti i loro segreti sia tornato. È senz'altro Alison, che non vede l'ora di rovinare la vita alle sue ex compagne, che sono state tanto, tanto cattive...

PUBBLICATO DA: Newton compton editori € 12,90 - versione ebook € 0,99

VOTO: 6,5

SAGA: 1° libro di una saga composta da 10 libri

GIUDIZIO: 
Ho acquistato il primo libro di questa serie incuriosita dal telefilm in voga da molto tempo "Pretty little liars". Più o meno sapevo cosa aspettarmi: storia giovane, fresca e riservata a un pubblico  composto da giovanissime. Tuttavia, nonostante fossi già preparata, questo libro mi ha delusa.
Le storie delle quattro ragazze protagoniste non sono ben fuse e sono piuttosto sbilanciate per quanto riguarda i punti di vista, inoltre la trama è scarna di avvenimenti e misera dal punto di vista linguistico. 
Per quanto riguarda il paragone con la serie devo dire che fino ad ora quest'ultima batte alla grande la trascrizione libresca, molto più avvincente, interessante e ben equilibrata seppur rispetti dignitosamente gli avvenimenti del libro. 
A tratti è noiosa nonostante  si parli di tematiche scottanti come bullismo, omosessualità e disordini alimentari, i quali sono affrontati in modo piuttosto superficiale. Escluso questo la storia  per lo più  scorre liscia e senza intoppi. 
Le quattro ragazze, Spencer, Aria, Emily e Hanna sono delineate in maniera basilare tant'è che se non avessi prima visto il telefilm avrei avuto difficoltà a capire chi fossero e dove la scrittrice volesse andare a parare. Sembra quasi che l'autrice stessa non sappia dove stia andando, ma non resterà che scoprirlo con i prossimi libri.

mercoledì 16 luglio 2014

La sottile linea scura - Joe Lansdale

TRAMA:Nell'afosa estate texana del 1958, il tredicenne Stanley Mitchell lavora nel drive-in del padre, e mette il naso in un segreto che doveva rimanere celato. E la «perdita dell'innocenza» di Stanley, in quell'estate in cui il mondo per lui cambia per sempre, coincide con il miracolo di una resurrezione davvero magica. In perfetta naturalezza, Lansdale ricrea le voci, il sapore, la vita, di un tempo scomparso del tutto, come non fosse mai esistito. La «sottile linea scura», che segna per Stanley la scoperta del male, del dolore e della morte insieme con l'esplosione del sesso e la consapevolezza del conflitto razziale, diventa la parete trasparente da varcare per immergerci, stupiti e riconoscenti, in quegli anni Cinquanta lontani ormai come la preistoria. 

«Ci avevano mandato un nuovo film. Era The Fly, con Vincent Price. Appena un anno prima, mi avrebbe spaventato a morte, e il punto in cui la mosca dalla testolina di uomo dice "Aiutatemi" mi avrebbe fatto venire gli incubi. Adesso non piú. Non dopo aver visto la luce del fantasma, non dopo essere stato rincorso quella notte da Bubba Joe, non dopo essere quasi stato investito da un treno e aver visto Buster che gli tagliava la gola, a Bubba Joe, e lo buttava nel torrente».

Tra romanzo horror e Il buio oltre la siepeLa sottile linea scura (A Fine Dark Line) è la superba conferma della «svolta» inaugurata da Joe Lansdale con il romanzo The Bottoms (pubblicato in Italia col titolo In fondo alla palude). Raggiunti i cinquanta anni di età, l'iperproduttivo scrittore texano sembra voler mettere da parte, almeno per il momento, le predilette atmosfere neo-pulp e iperrealiste a favore di una narrativa piú distesa, in realtà sottilmente capace di contenerle in sé come sapori essenziali, insieme a molti altri. E per questa via Lansdale si innesta nella grande corrente degli scrittori ossessionati dall'adolescenza e dalla «perdita dell'innocenza», vista in questo caso attraverso gli occhi di un ragazzino tredicenne la cui vita è destinata a subire profondi mutamenti nel corso dell'estate del 1958.La sottile linea scura rievoca le tensioni razziali all'interno delle piccole comunità del Texas orientale, in una sorta di guerra tra poveri che rischia, alla fine, di lasciare solo vinti e nessun vincitore. Mescolando orrore e stupore, comico e grottesco, il bersaglio di Lansdale è la suprema arroganza - in realtà, profonda ignoranza - di una razza che si crede superiore alle altre. Ma anche per questa arroganza c'è pietà, nello sguardo magistrale con cui il narratore ci consegna, come un gioiello luminoso, questo frammento d'America sottratto al buio del passato. Che sembra pulsare con l'anima selvaggia e perennemente inquieta, e perciò capace di scoprire il mondo, di quell'adolescente che ognuno è stato.

PUBBLICATO DA: Einaudi - 296 Pag. € 12,00

VOTO: 9

GIUDIZIO: Questo è un thriller molto particolare, è ambientato in Texas nell’estate del 1958, contesto storico molto particolare caratterizzato dal forte razzismo nei confronti delle persone di colore.
La vicenda un mix fra thriller, in quanto si indaga sugli omicidi di due ragazzine morte anni prima, e il romanzo di formazione, in quanto il giovane Stanley Mitchell si trova ad attraversare quella fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta, ad attraversare la sottile linea scura che separa il mondo dei vivi da quello dei morti.
Non voglio entrare troppo nel dettaglio della trama per non rovinare la lettura del romanzo. Il punto di forza si basa sull’abilità narrativa di Lansdale che racconta eventi crudi, freddi e spietati, ma contemporaneamente sa trascinare il lettore nell’afoso clima dell’estate texana all’epoca in cui si svolsero i fatti narrati. Un epoca passata, fatta di altri valori ben diversi da quelli odierni, ma anche molto più dura a causa appunto del forte razzismo che vigeva allora in America nei confronti dei neri.
Così Stanley, il protagonista, a tredici anni scopre che il mondo è ben diverso da come l’ha sempre conosciuto fino ad allora: scopre che le persone fanno sesso tra loro, bevono, picchiano donne e figli e odiano i “negri”. Tutte realtà molto lontane a lui e alla sua famiglia, famiglia in cui ciascun membro è amato e rispettato, iniziando proprio dal fedele cane Nub. Una famiglia in cui, a differenza delle altre, le persone di colore che vi lavorano vengono rispettate e considerate al pari degli altri membri della famiglia, andando in controtendenza rispetto alla tradizione culturale del Texas del secondo dopoguerra.
E’ un romanzo molto ben costruito, in cui il lettore viene coinvolto dalla prima all’ultima pagina, popolato di personaggi ben delineati, ognuno dei quali insegnerà qualcosa a Stanley nella sua fase di crescita ed ingresso nel mondo adulto. Il finale secondo me è l’unico punto debole, le ultime righe del romanzo recitano: “Non sempre la vita da soddisfazione e, al tirar delle somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa.” Concordo in parte con la prima parte della frase, ma ritengo che la seconda sia valida solo quando lo è anche la prima, altrimenti perde di significato. Essendo questa la riflessione finale di Stanley, che ormai adulto ripensa agli insegnamenti ricevuti in quella lontana estate del ’58, credo che sia una conclusione eccessivamente pessimista e inadatta a come poi Stanley è uscito da quelle vicende. Ritengo che l’autore poteva scegliere una riflessione diversa, per esempio sulla speranza nel cambiamento dell’atteggiamento nei confronti delle persone di colore, oppure sulla passione per il cinema trasmessa dal padre a Stanley che si sarebbe potuta interpretare come fuga da quella realtà culturalmente molto povera e difficile; insomma, si poteva concludere in bellezza lanciando un messaggio un po’ meno triste e inquietante.
Nonostante questa piccola nota dolente, ritengo il romanzo assolutamente valido, coinvolgente, che merita una lettura anche come spunto di riflessione sui valori che caratterizzano la società e sui cambiamenti culturali che si verificano col passare del tempo e delle generazioni che la formano. Lansdale è riuscito ad immettere tutto questo in un thriller e non in un saggio di sociologia; credo che questa sia un ulteriore prova delle abilità narrative dell’autore, tanto che alla fine, man mano che si legge il libro, non si è più molto interessati al proseguimento delle indagini, quanto più alla crescita personale del protagonista.






sabato 12 luglio 2014

Il seggio vacante - J.K. Rowling

TRAMA:A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un’idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un’antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all’interno dell’amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l’unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. 
J.K. Rowling firma un romanzo forte e disarmante sulla società contemporanea, una commedia aspra e commovente sulla nozione di impegno e responsabilità. In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le trame si intrecciano in modo magistrale e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco. Farà arrabbiare, farà piangere, farà ridere, ma non si potrà distoglierne lo sguardo, perché Pagford, con tutte le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così vicina, così conosciuta, da non lasciare nessuno indifferente.
PUBBLICATO DA: Salani, 553 pag.

VOTO: 8

GIUDIZIO:Non ho mai letto nulla della Rowling, famosa in tutto il mondo per la serie di romanzi dedicati ad Harry Potter; ma a me il genere fantasy non piace. Ho scoperto questo romanzo per caso, leggendo vari siti di recensioni. Tutte quelle che ho letto lo valutavano molto bene e si diceva chiaramente che non era collegato ad Harry Potter in quanto ambientato in un paesino dell’Inghilterra ai giorni nostri. Nulla quindi a che vedere con maghi e stregonerie varie, ma pura narrativa. Pertanto mi sono convinto all’acquisto, e da subito mi sono immerso nella lettura dell’opera.
A giudicare da quanto letto, il talento principale della Rowling sembra essere la caratterizzazione dei personaggi. Essi sono tutti molto ben definiti, con caratteristiche che li contraddistinguono e ben inseriti nel contesto e nell’ambientazione del romanzo.
Esso mette a fuoco il talento di narratrice della Rowling che ha saputo intrecciare una trama di relazioni complessa nello scenario di un paesino di periferia tranquillo e dove tutti si conoscono, in cui vi è fermento per l’elezione di un nuovo consigliere locale a seguito di un decesso.
L’evento scatenante quindi sembra essere banale e di poco conto, ma dietro esso si nascondono intrecci di varia natura che portano il lettore da un capitolo all’altro, trasportato dai vari personaggi tutti con la loro storia personale, i loro pensieri e le loro debolezze. Dal “sindaco” che vive solo per la sua città, alla moglie pettegola, al padre violento, ai sobborghi di periferia con famiglie problematiche, alla famiglia extracomunitaria amata e odiata … ce n’è davvero per tutti i gusti.
Non credo che sia facile scrivere un buon romanzo di narrativa, in quanto non è un giallo basato sulle indagini a seguito della morte dell’ex consigliere. Ma la Rowling ha saputo circondare queste elezioni per il famoso “seggio vacante” del titolo, con le vite dei protagonisti, ciascuno dei quali, chi per un motivo, chi per un altro, ha la sua fetta di interesse per l’esito delle elezioni.
Ma non è tutto, un altro punto di forza secondo me sta anche nel finale, nel quale, una volta terminate le elezioni e tutte le vicende ad esse collegate, la Rowling cerca di tirare le fila del romanzo con un evento sconvolgente che obbliga moralmente tutti i protagonisti a riunirsi. Nel suo talento, la Rowling non condanna i suoi personaggi per le loro colpe, ma offre spunti di riflessione sulle loro azioni e modi di essere condizionati più che mai dalla propria vita, dai loro sogni, dalla loro coscienza e ovviamente dagli interessi personali.
Un romanzo attualissimo e scritto magistralmente, che coinvolge il lettore nella realtà della cittadina in cui è ambientato, a tal punto che sembra di leggere un film.
Lo consiglio a tutti, senza esitazione.








giovedì 26 giugno 2014

La ricetta del vero amore - Nicolas Barreau

TRAMA:È perennemente in ritardo. È bella come il sole. È socievole, estroversa e… irraggiungibile. 
L’amore di Henri Bredin – timido studente della Sorbonne, un po’ goffo e sempre puntuale – sembra del tutto senza speranza. Lui e Valérie Castel condividono la passione per gli stessi libri. Ma per Valérie, Henri è solo un compagno di studi e un buon amico, mentre per lui la ragazza con gli occhi acquamarina e il sorriso impertinente è la donna più charmante del mondo.
Quando Valérie trascorre le vacanze estive sulla Riviera ligure e perde la testa per un italiano, a Henri crolla il mondo addosso. Non ha nessuna possibilità contro quell’uomo affascinante, ricco e di dieci anni più grande di lui. O forse sì? Un giorno, curiosando tra le bancarelle di libri usati lungo la Senna, Henri si imbatte in un libricino rilegato in pelle bordeaux. Si tratta di un manuale del xvi secolo che contiene pozioni e strani infusi e promette di svelare niente meno che la ricetta dell’amore eterno, L’élixir d’amour éternelContrariamente a ogni logica, Henri decide di invitare a cena Valérie e di cucinare per lei un perfetto “Menu dell’amore”. Ma, tra tutte le sere possibili, quella è proprio la volta in cui la ritardataria Valérie decide di presentarsi nel piccolo appartamento di Henri in rue Mouffetard con largo anticipo... Un’incantevole e deliziosa storia sulle gioie e i dolori del primo amore e sui momenti magici della vita. Con otto “Menu dell’amore” dal libro personale di ricette di Nicolas Barreau.


PUBBLICATO DA:  Feltrinelli  pg. 107 - € 9,00


VOTO: 6


GIUDIZIO: OK ammetto di essere stata infinocchiata per bene da questo libro. Volevo leggere i libri di Barreau ormai da tempo, attirata dalle copertine e trame accattivanti, così quando ho  visto in libreria "La ricetta del vero amore"  scritto per essere il prequel  de "Gli ingredienti segreti dell'amore"  ho pensato di andare a leggere  quella che era l'origine della storia principale. 

Giunta a casa ho aperto il romanzo, se cosi vogliamo chiamarlo,  e con orrore mi sono resa conto che la narrazione era composta da 57 pagine scritte in grande, compreso lo spazio di una pagina bianca a ogni nuovo capitolo, il resto era miseramente composto da una serie di ricette dello scrittore, che se proprio le volevo me le andavo a prendere da internet manco a pagarle cosi tanto. Qui si parla di come si sono conosciuti  Henri e Valérie, come lui si è innamorato di lei e quello che ha fatto per cercare di conquistarla. Più che una storia è un racconto breve,  sicuramente ben scritto e dalla veloce scorrevolezza, ma che disperatamente manca di profondità. 
I personaggi appena abbozzati, nel breve lasso di tempo della lettura, non hanno permesso in alcun modo di affezionarvisi o perlomeno non hanno consentito  il formarsi un opinione su ognuno di essi. Per carità la storia si dipana bene e si nota chiaramente l'abilità che Barreau ha nel lavorare con le parole, ma  quest'opera mi è sembrata  una furbata per  incassare denaro, perché di certo al panorama letterario non apporta nulla. Non  trapela nemmeno la magica atmosfera di Parigi, la città dell'amour per eccellenza. Ci saremmo potuti trovare a Lisbona e non  ce ne saremmo nemmeno accorti. Se lo trovate a costi modici compratelo, altrimenti non vale il suo prezzo.




martedì 17 giugno 2014

Il cardellino - Donna Tartt


PREMIO PULITZER 2014


TRAMA:Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.

PUBBLICATO DA: Rizzoli (2014) – 892 pp. €20,00
 VOTO: 10

GIUDIZIO: Questo romanzo è stata una scoperta casuale avvenuta qualche mese fa, consultando in internet le ultime novità del settore narrativa. Il libro a prima vista è, quello che si suol dire, “un bel mattone”, ed il costo non è indifferente (sebbene sia la prima edizione rilegata), quindi mettendo assieme questi due elementi un lettore medio lo scarterebbe; difatti nelle classifiche di vendita non è mai salito sul podio, ma si sa che gli italiani non sono un popolo di lettori, figuriamoci se sono lettori di “mattoni”.
Ed è un vero peccato perché, personalmente, dopo aver letto una cinquantina di pagine ero già totalmente immerso nella storia, scritta con uno stile ed una abilità narrativa ed espressionistica che fin ora ho trovato solo in De Carlo (Due di due). Certo, per apprezzarlo a pieno andrebbe letto in lingua originale, ma io non ci penso nemmeno e mi fido del traduttore.
Il genere, beh che dire, è un misto: c’è un po’ di drammatico, un po’ di sentimentale, un po’ di commedia, molta avventura, ma anche azione. In effetti è difficile catalogare questo romanzo in un genere unico.
La trama è molto ampia, copre circa un ventennio della vita del protagonista, Theodore Decker, il quale rimane orfano di madre a seguito di un attentato terroristico in un museo newyorkese. Gli eventi immediatamente successivi all’esplosione portano Theodore, che sopravvive miracolosamente, ad impossessarsi di un piccolo quadro esposto nel museo, “Il cardellino” di Carel Fabritius, dipinto nel 1654. Da quel momento si scatenano una serie di eventi che porteranno il piccolo Theodore a cambiare vita, crescere, capire e apprezzare il potere dell’arte (passione che gli viene trasmessa fin da piccolo dalla madre).
Nelle pagine del libro Donna Tartt riversa dieci anni del suo lavoro, autrice che prima d’ora mi era sconosciuta e del quale ho letto un’intervista molto interessante (disponibile in inglese a questo indirizzo web:QUI) nella quale afferma:

<<Molte persone mi chiedono: “Perché non scrivi i libri più velocemente?” Ed io ci ho provato, solo per vedere se ci riesco. Ma non mi viene spontaneo lavorare in quel modo. Se non mi diverto nello scrivere un libro, la gente non si divertirà nel leggerlo. Non voglio essere come una breve corsa al luna park. Voglio dire, qual è lo scopo di lavorare in quel modo?>>

Da qui si capisce lo spirito con la quale Donna Tartt ha prodotto questo romanzo (e forse anche i due precedenti, ma non avendoli letti preferisco non esprimermi in merito). Beh fatto stà che dieci anni di attesa dall’uscita del suo romanzo precedente, e contemporaneamente di lavoro per la stesura di questa opera le sono valsi il Premio Pulitzer per la narrativa 2014: Il cardellino si aggiudica infatti l’ambito premio. E devo dire che di certo è tutto merito della Tartt, la quale ha inserito nelle pagine del romanzo dei passaggi che da soli valgono il prezzo del romanzo; qui voglio citarne solo un paio di questi:

“E nel pieno del nostro morire, mentre ci eleviamo al di sopra dell’organico solo per tornare vergognosamente a sprofondarvi, è un onore e un privilegio amare ciò che la Morte non tocca.
[…]
E io aggiungo il mio amore alla storia delle persone che hanno amato le cose belle, e se ne sono prese cura, e le hanno strappate al fuoco, e le hanno cercate quand’erano disperse, e hanno provato a preservarle e a salvarle intanto che, letteralmente, se le passavano di mano in mano, chiamando dalle rovine del tempo la successiva generazione di amanti, e quella dopo ancora.”

Detto questo, ho parlato sia del romanzo che dell’autrice, non voglio entrare più nel dettaglio della trama per non rovinarvi la sorpresa. Dico solo che libri di questo calibro se ne trovano difficilmente nell’arco di una vita intera, quindi non lasciatevi sfuggire l’occasione di perdervi in queste pagine.






sabato 31 maggio 2014

22/11/63 - Stephen King

Supponete di avere un‟opportunità più unica che rara: tornare indietro nel passato, in un‟altra epoca quando ancora non eravate nati. Poter rivivere gli eventi accaduti allora, conoscere gente vissuta mentre essi accadevano e poter interagire con queste persone. Probabilmente la
maggior parte di noi, di fronte a questa opportunità cercherebbe di pensare come poter trarre profitto dalla conoscenza del futuro. La maggior parte, ma non tutti. Così Jake Epping, giovane insegnante di inglese del Maine (nel 2011), si trova catapultato nel passato, indietro di
50 anni, in un‟epoca che non gli appartiene, con una missione ben precisa: salvare il presidente Kennedy dal famoso attentato accaduto il 22 novembre 1963 a Dallas. A guidarlo nell‟impresa un “diario” di appunti del suo ristoratore di fiducia Al, che nella dispensa situata
nel retro del suo fast-food scopre un passaggio temporale il quale, ogni volta che lo attraversa, lo riporta alle 11:58 del 9 settembre 1958. Al capisce la potenzialità del passaggio, ma
purtroppo è vecchio e malato, capisce di non essere in grado di poter fermare Lee Harvey Oswald, l‟assassino di Kennedy e così convince Jake a farlo. Certo la missione non è semplice, ma Al assicura Jake che potrà sempre tornare nel 2011, basta riattraversare il passaggio e tutto si azzera. Ma sarà davvero così semplice? Riuscirà Jake a portare a termine la sua nobile missione? E nel caso, a quale prezzo?
Un insolito Stephen King che in questo romanzo abbandona l‟horror che lo contraddistingue,
per concentrarsi su una vicenda realmente accaduta e sulla quale non è ancora stata fatta piena chiarezza. King la affronta con classe, facendo immergere totalmente il lettore nell‟epoca degli anni ‟60, coinvolgendolo nella missione di Jake che vive l‟avventura prima con diffidenza, poi lasciandosi trasportare dagli eventi con più naturalezza. Di sicuro la consistenza del romanzo si poteva ridurre della metà per quello che era l‟obiettivo principale di Jake, invece il talento di King ha saputo agire condendo la storia con tutta una serie di vicende secondarie che portano il lettore ad un livello di coinvolgimento tale da provare quasi le stesse emozioni del protagonista che le racconta.
Nel testo viene citata Derry, la cittadina (immaginaria) in cui è ambientato It, il romanzo
capolavoro di Stephen King pubblicato nel 1986. Si fa anche accenno agli eventi spaventosi
accaduti in quegli anni („57/‟58) narrati appunto in It. Non capisco se questo rappresenta una trovata pubblicitaria o se l‟autore ha voluto appositamente ripescare dal passato la spaventosa cittadina, come se volesse dare un senso di interazione tra le sue opere. Tuttavia per coloro che non hanno letto It non ci saranno elementi mancanti per la comprensione di questo romanzo.
Per me questa lettura è stata una piacevole riscoperta di questo autore, abbandonato da anni, in quanto l‟horror non è il tipo di lettura che preferisco. Trovo molto coinvolgente il romanzo anche per coloro che non hanno vissuto l‟epoca in cui è ambientato, e sicuramente
appassionante il susseguirsi degli eventi e delle storie dei personaggi secondari che vanno ad
intrecciarsi con la strada che dovrà percorrere Jake per salvare il presidente degli Stati Uniti
d‟America.
I lettori abituali dei romanzi di King potrebbero rimanere delusi dalla mancanza di elementi
horror, ma credo che rimarranno ugualmente colpiti dalla capacità narrativa dell‟autore


VOTO: 9/10

PUBBLICATO DA: Sperling & Kupfer



venerdì 30 maggio 2014

Un giorno, forse - Lauren Graham

TRAMAQuante volte Franny Banks, passeggiando sulla Fifth Avenue con gli anfibi e l'uniforme da cameriera, si è detta: un giorno, forse, camminerò su questa strada con i tacchi alti e una borsa firmata. Quando è arrivata a New York, aspirante attrice e aspirante molte altre cose, Franny aveva un piano: sfondare nel cinema entro tre anni. Ora ne sono passati due e mezzo e le cose non stanno andando come aveva sperato. Finché un giorno, durante una produzione della sua scuola di recitazione, cade rovinosamente sul palco... Sembra la fine della sua carriera mai iniziata, e invece sarà il punto di svolta. Tra esilaranti avventure sul set, coinquilini bizzarri, provini assurdi e un amore inatteso, Franny scoprirà che la vita non è un film. E, tutto sommato, meno male!

PUBBLICATO DA: Sperling &Kupfer   pag. 376  - €17,90

VOTO: 7

GIUDIZIO: Per anni ho guardato e riguardato tutte le puntate di "Una mamma per amica" (Gilmore Girls in originale ndr) così appena ho saputo che era uscito in libreria un romanzo scaturito dalla penna di Lauren Graham/Lorelay Gilmore non ho resistito e, nonostante il prezzo esorbitante per un opera così piccola, l'ho acquistato.
Questa è un opera prima e parla di una tale Franny Banks che come tanti altri prima di lei si trova a New York con un lavoro precario di cameriera e una carriera di attrice fallimentare. Franny è giovane è carina ed è talentuosa ma il successo sembra proprio non faccia parte del suo destino. Lauren ci descrivere una protagonista incredibilmente realistica, ben strutturata, che a tratti si fa sentire vicina e a tratti fa venire solo voglia di sbatterle la testa contro a un muro. Le scelte sbagliate che fa sono tante, ma forse è proprio questo a renderla così realistica.La sua è una figura un po' tragicomica, che ispira risate anche se quello che si ritrova a vivere  è tutt'altro che esilarante.

Quando si legge questo romanzo non si può non vedere in esso la giovane Lauren che muove i primi passi in un mondo notoriamente spietato, dove il talento non conta poi così tanto e dove la percentuale di successo è solo del 5% . 
Sono rimasta colpita dalla scorrevolezza di questo romanzo, dal fatto che sia ben scritto e strutturato. Un opera molto buona considerato che il sogno della Graham non è mai stato quello  di diventare scrittrice ma ci si è un po' improvvisata dopo un consiglio della mitica Diane Keaton. Tuttavia la scrittura sembra proprio far parte delle sue corde e sono convinta che nel tempo possa solo che migliorare.
La storia non è proprio di mio gusto, ma è una perfetta lettura estiva. Se devo muovere una critica è quella di non aver approfondito i personaggi intorno a Franny e di non aver dato una vera e propria conclusione  alla storia che rimane così un po' campata in aria. 
Bello, scorrevole, pieno di pepe ma che in fondo una volta chiuso non lascia nulla. Vi consiglio tuttavia di dargli una possibilità  sopratutto in vista della prossima  uscita del telefilm che la CW vuole trarre da questo romanzo e che vede la Graham nei panni di sceneggiatrice.


Consigliato a chi: ha vissuto gli anni ’90 ma anche a chi non li ha vissuti, così può farsi un’idea.
Da leggere: sdraiati su un divano con la tv accesa.
Da sgranocchiare: Oreo.

martedì 27 maggio 2014

The venetian contract - Marina Fiorato

TRAMA: Costantinopoli, 1576.
Feyra, una giovane di soli diciannove anni ha da tempo deciso che non sarà mai solo una donna, tantomeno una donna sottomessa docilmente al proprio destino. Per questo motivo per lunghi anni ha studiato intensamente e con dedizione fino a diventare il medico delle donne del serraglio, in particolare della madre del sultano, Nur Banu.
In punto di morte questa le svela il mistero delle sue origini e delle proprie, insieme ad un segreto che la porta dritta tra le braccia della Serenissima Repubblica di Venezia, da sempre nemica dell’Impero Turco.
Prima di rendersene conto Feyra si trova a dover fare i conti con le proprie origini che la legano nientemeno che al Doge, imbarcata su un vascello che trasporta Death, un uomo che è esattamente ciò che il suo nome annuncia: la morte per Venezia, la Peste.
Da quel momento inizia per Feyra una ricerca verso il significato dell’anello datole dalla madre morente: cosa significano i quattro cavalli fermati nel vetro? Cosa porteranno a lei e alla Regina dei Mari?
Le domande si affollano nella sua mente e le risposte scarseggiano mentre Feyra vive e lavora nella dimora dell’architetto chiamato in quella città per volere del Doge stesso, Andrea Palladio. Ed è proprio mentre si trova in quella casa che incontra Annibale Cason, medico della peste. È lui che la nasconde quando diventa una ricercata ed è con quello strano uomo che indossa sempre una maschera con un lungo becco che Feyra si sente finalmente a proprio agio, finalmente serena, forse proprio per la passione comune che hanno, orientati allo stesso obiettivo: curare gli ammalati.
Tuttavia l’amore non è sempre sufficiente a superare barriere di religione e passato, o a combattere la terribile Peste…

PUBBLICATO DA. John Murray

Testo in lingua Inglese

VOTO: 7,5

GIUDIZIO: Dopo aver letto della stessa autrice ‘La ladra della Primavera’ e ‘La Gemma di Siena’, non ho avuto la pazienza di aspettare la traduzione italiana degli altri suoi scritti, così mi sono diretta verso l’originale inglese. Sicuramente è un peccato che questo libro non sia ancora stato tradotto perché descrive la bella Venezia del Cinquecento con attenzione e cura, ricostruendo il periodo della peste con precisione, ma aggiungendo allo stesso tempo quel tanto di mistero da affascinare il lettore dall’inizio alla fine.
Due uniche pecche fondamentali in questa narrazione: una opinabile e una oggettiva. Non mi è piaciuto il finale. Niente di terribile, solo che non mi ha entusiasmata. Non era come me lo immaginavo, cosa su cui posso facilmente soprassedere se si rivela migliore delle aspettative, ma non è stato questo il caso.
La pecca oggettiva, cioè quella cioè che trascende dal mio gusto personale, sono gli errori in lingua italiana e veneziana. Il libro è stato scritto per un pubblico anglofono, che quindi magari non coglie le imprecisioni, se queste si manifestano nella lingua straniera, ma anche pochi errori, quando capitano sotto gli occhi di chi li riconosce, sono molto più fastidiosi ed evidenti di quanto il loro scarso numero meriterebbe. A scanso di equivoci ho anche cercato, ma ‘La chiesa del Santissimi del Redentore’ proprio non esiste, né in italiano né a Venezia.