Memorie di un vecchio albero di Natale

C'era una volta un vecchio albero di Natale, riposto da tempo immemorabile in una vecchia soffitta di una vecchia casa, da anni disabitata. Il vecchio albero, nel buio della soffitta in cui era relegato, sospirava spesso di malinconia per i lontani ricordi di un glorioso passato, in cui non passava anno, che durante il periodo dell'avvento, non venisse tirato fuori per essere addobbato. Ogni anno era sempre la stessa storia: qualcuno saliva in soffitta, raramente visitata nei restanti periodi dell'anno e lo trascinava via da lì, sempre all'interno dello stesso vecchio scatolone. Dopo, venivano via tutti gli altri scatoli, che occupavano lo spazio circostante al suo, contenenti ciascuno, tutti gli addobbi necessari ad abbellirlo. Il momento più bello era quando usciva fuori dallo scatolo per essere montato ... ah ... finalmente, si poteva sgranchire un po'!

Ricordava ancora, la prima volta che era stato portato in quella casa, da una coppia di giovani sposi innamorati, che lo aveva acquistato dentro il suo scatolone, in un grosso centro commerciale. Dopo averne aperto la confezione ed averlo prelevato, i giovani sposi lo avevano posizionato in un angolo del grande salone, accanto al camino, di fronte ad una grande vetrata, da cui si potevano ammirare degli alberi veri. L'albero si era da subito sentito a proprio agio in quella grande casa, soprattutto, vista la gioia che lo circondava. Che bello vedere l'animosità di chi si adoperava per abbellirlo: dopo averlo montato ed averne aperto i rami uno ad uno, era il momento delle lucine, che venivano posizionate con cura, affinché non si notassero i cavi. L'albero era davvero contento, per l'attenzione e la cura di chi si apprestava ad addobbarlo ... poi era il momento delle palline: ce n'erano di tutti i colori e di tutte le misure. Prima, venivano posizionate quelle grandi, nei rami bassi e poi, man mano che si saliva, le palline diventavano via via sempre più piccole. Dopo le palline, era la volta degli angioletti, delle stelline, di qualche renna e di qualche babbo natale ... infine, il tutto, veniva impreziosito con dei fili argentati intercalati da deliziose catenelle dorate e da ultimo, il puntale in cima. Veniva dunque il momento in cui si accendevano le lucine e tutti rimanevano incantati ad ammirarlo. A quel punto, per l'albero era una gioia immensa: tutti gli occhi, gli erano puntati addosso. Ricordava ancora la prima volta, quando dopo i momenti concitati, seguiti all'addobbo, infine era rimasto solo nella grande stanza. Fuori s'era fatto buio e gli alberi veri non si vedevano più, ma attraverso i vetri della finestra, con le sue lucine colorate, ora poteva specchiarsi ed ammirarsi: era davvero bello e si sentiva importante. Nei giorni a seguire, poi pian piano, cominciavano ad apparire sul pavimento a lui sottostante, scatole e scatoline colorate di tutte le forme e di tutte le misure ed ogni volta, che arrivava un nuovo pacchetto, era una vera gioia accoglierlo. Così era di anno in anno e ad ogni nuovo avvento, l'albero trovava sempre delle novità: ora era un quadro che l'anno prima non c'era o un tappeto o un nuovo tendaggio  ... ma la cosa più bella in assoluto era il fatto che anche i membri della famiglia di anno in anno aumentavano. Così, da due soli che erano stati gli sposi, poi l'anno successivo furono in tre, essendo nel frattempo nato il loro primo figlio. Che gioia per l'albero vedere lo sguardo di stupore di quel piccolo esserino tra le braccia della mamma. Avere dei bimbi attorno a sé, che lo guardavano adoranti, era in assoluto la gioia più grande: che belli quei visini felici, quegli sguardi innocenti, pieni di meraviglia. L'albero pensava che non vi fosse gioia più grande che vedere dei bimbi allegri e festosi, in giro per casa. I bambini, nel giro di pochi anni, divennero tre: due maschietti ed una femminuccia più piccola e ad ogni avvento, l'albero li trovava cresciuti, rispetto all'anno precedente. Anche gli sposi, di anno in anno mutavano; mentre lui, specchiandosi nel buio della sera, nella finestra di fronte, era sempre uguale; poteva esserci giusto qualche nuova serie di lucine, perché nel tempo, alcune di esse si andavano guastando e l'ordine in cui venivano posizionati gli addobbi, non poteva mai essere identico a quello dell'anno prima, ma nel complesso rimaneva sempre lo stesso magnifico albero di sempre, di fronte al quale tutti rimanevano estasiati. Come dimenticare poi quelle festose cene della vigilia di Natale, tutte rigorosamente organizzate nel grande salone.

La padrona di casa, che aveva addobbato per l'occasione ogni angolo di quella splendida stanza, con festoni, ghirlande e coccarde varie; spostando i divani, faceva posto al tavolo, che veniva posizionato al centro della grande sala e veniva allungato, tanto che alla fine era tre volte più grande di quanto non fosse solitamente. A quel punto, il tavolo veniva apparecchiato con una splendida tovaglia, impreziosita da delicati ricami fatti a mano; quindi, venivano tirati fuori i servizi da tavola migliori: splendidi piatti di fine porcellana, preziosi calici di vetro e posate d'argento. Al centro veniva posizionato un cesto con delle stelle di natale, mentre da punta e punta troneggiavano due preziosi candelabri d'argento, con delle candele rigorosamente rosse. Il rosso, il dorato erano i colori predominanti e tutto aveva un'aria di festa. Sin dalla mattina presto era tutto un tran tran e mentre i bambini vociavano e giocavano intorno all'albero, scuotendo di quando in qua, qualche scatolo, per cercare d'indovinarne il contenuto; in cucina la madre armeggiava tra i fornelli, mentre il padre, di anno in anno sempre più ombroso e burbero, era l'unico a non essere contagiato dallo spirito natalizio, che in effetti, dopo il primo anno di matrimonio, sembrava averlo abbandonato. Così, tra il vociare dei pargoli, il grugnire del marito, che non capiva e non gradiva l'affaccendamento della moglie ... l'albero si godeva momenti di pura gioia. Del resto, stare rinchiuso in una polverosa soffitta, all'interno di uno scatolone, per buona parte dell'anno, non era per niente gradevole. Dunque era logico in quei frangenti, che il più felice di tutti, fosse proprio lui: il grande albero di Natale. Intanto la tavola si riempiva di ogni leccornia e prelibatezza e infine, la sera cominciavano ad arrivare gli ospiti, che portavano dolci e altri regali, che si andavano ad aggiungere  a quelli già presenti sotto l'albero, fintantochè, non essendoci più spazio ... venivano posizionati in altri punti della stanza.

Gli ospiti anche se mutati nell'aspetto, erano di anno in anno, quasi sempre gli stessi: nonni, zii e cuginetti. E ogni volta, il rituale era sempre lo stesso: dopo essersi allegeriti di cappotti, sciarpe, cappelli ... la prima cosa che facevano era piazzarsi davanti al grande albero, per ammirarlo e dire che era lo stesso magnifico albero di sempre. Col tempo, gradualmente, i nonni cominciarono a venire meno, finché ci fu un anno che di nonni non ce ne fu più, neppure uno. Anche i bambini, divenuti prima ragazzi; col tempo si trasformarono in adulti, mentre i due sposi, che nel frattempo erano invecchiati, erano completamente diversi da quella giovane coppia di quel primo memorabile Natale. Lui, si era ulteriormente ingrugnito, mentre lei ogni anno con lo sguardo più triste, cercava in tutti i modi possibili ed immaginabili di ricreare quell'atmosfera magica ... e sempre con più fatica dell'anno precedente, non rinunciava tuttavia ad addobbare il suo vecchio albero, che oramai aveva perso lo smalto di un tempo, ma che agli occhi incantati di lei era sempre bellissimo: era sempre l'albero dei propri sogni, quello che da piccola aveva guardato trasognata, nelle cartoline natalizie o nei film americani.

L'albero, nella solitudine della soffitta ... ricordava il suo ultimo Natale ... la sua padrona, oramai completamente incanutita, con fatica lo aveva addobbato, così come aveva fatto col resto della stanza. Tuttavia, quell'anno, nel cuore della vecchietta, c'era una rinnovata gioia: avrebbe avuto, per la prima volta dopo tanti anni, i suoi ragazzi, tutti e tre insieme, con le rispettive famiglie e i bambini ... e già ... i nonni, adesso erano loro: lei e il vecchio, burbero marito. Era da tempo immemorabile, infatti che i figli, non erano contemporaneamente presenti in quella casa, per un evento lieto come quello del Natale: sarebbe stato bellissimo! Per l'occasione, il pavimento sotto l'albero, era stato riempito di regali, soprattutto destinati ai più piccoli. Lei nei giorni antecedenti la vigilia, aveva preparato dolcetti vari e ora, come sempre, armeggiava in cucina tra i fornelli, mentre il marito, nella sua apaticità, oramai rassegnato, se ne stava in disparte sul divano a trastullarsi col portatile. Finalmente, venne la sera e arrivarono gli attesi ospiti coi loro bambini, che felici si precipitarono davanti all'albero, soprattutto per sbirciare tra i regali. Era bello riavere l'incontenibile gioia, di vocianti pargoli, che allietavano con il loro entusiasmo e la loro allegria, quella casa ... sembrava essere tornati ai vecchi, bei tempi. La cena procedette come sempre, tra varie portate, una più squisita dell'altra! La vecchia madre, aveva cercato di accontentare i gusti di tutti ed in effetti, tutti, sembrava avessero gradito, soprattutto i più piccoli! Dopo dolci e leccornie di ogni sorta e l'immancabile caffè  ... il tavolo, sparecchiato, ricoperto con il datato panno verde, usato alla bisogna; fu trasformato in tavolo da gioco. Al fine di coinvolgere i bambini, si cominciò col "mercante in fiera", seguito dall'inossidabile "tombola". Verso le 23:00, come sempre, si decise di mettere fine ai giochi, per poter cominciare ad aprire i regali: essendo tanti, cominciare dopo la mezzanotte non era infatti consigliabile, vista la presenza dei piccoli, che all'improvviso potevano essere colti da sonnolenza ... così, come da tradizione, uno ad uno vennero  prelevati gli scatoli, contenenti ciascuno un biglietto col nome del destinatario e dei donatori. Per primi, vista l'impazienza ... erano stati i bambini ad aprire i loro doni, che erano anche i più costosi. Così, una volta accontentati i piccoli, che felici si erano riuniti in un cantuccio a collaudare i giocattoli ... fu poi il turno dei grandi. A mezzanotte, si fece lo stacchetto per l'augurio ed il brindisi con lo spumante e la pausa panettone e poi, si ricominciò coi doni. I vecchi, ricevettero regali tipici da nonni: dopobarba, cravatta, berretto di lana, camicia da notte ... la vecchietta, quella sera con lo sguardo velato da lacrime, era commossa, non per i regali in sé ricevuti, ma per il ricordo che questi ultimi, avevano suscitato in lei: si ricordava infatti, quando giovane sposina coi figli piccoli, era lei che faceva quel genere di doni ai propri anziani genitori  ... a quei nonni, che da tanti anni, oramai non c'eran più. Dopo avere terminato ... vista l'ora tarda che si era fatta e i bambini già mezzo addormentati, ad uno ad uno le famigliole, con un enorme sacco ciascuna carico di regali, si congedarono dai vecchi genitori, lasciando come sempre, il salone in una baraonda incredibile, che l'indomani, la vecchietta avrebbe sistemato ... quello fu l'ultimo Natale, che il vecchio albero ricordava. Da allora, passate le feste, dopo essere stato riposto in soffitta nel suo scatolone, non era stato più rimosso.

Sulla casa era piombato un silenzio spettrale. L'unica compagnia per il vecchio albero, era qualche topino, che aveva in più punti rosicchiato il vecchio scatolo, che ora appariva forato. Dopo anni ed anni trascorsi in triste solitudine, in compagnia di quei vecchi nostalgici ricordi, un giorno, il vecchio albero udì per la prima volta dopo tanto tempo, dei rumori provenire dal piano sottostante. Quei rumori, talvolta abbastanza forti, si protrassero per giorni e giorni ... in "cuor suo", l'albero cominciò a ben sperare e la sua speranza fu ben riposta. Infatti, all'approssimarsi di un nuovo periodo d'avvento, il vecchio albero, all'interno del suo bucherellato scatolone, fu trascinato via. Quando fu tirato fuori, venne ispezionato da una giovane coppia, che con un piccolo marmocchio tra le braccia, decise che ancora poteva andare bene! L'albero, tirò un sospiro di sollievo: finalmente si ricominciava! 


Biografia


stelsamo (Stefania Balsamo) nata a Palermo nel 1965, del tutto casualmente approda al mondo della scrittura dando seguito ad una voce interiore che da sempre la spinge a cimentarvisi. Così, una mattina, mentre aspetta di rientrare al lavoro, nella mezz'ora di pausa obbligata e non retribuita, sulle note del suo vecchio cellulare, nasce la sua prima poesia dal titolo emblematico "Tempo d'attesa". Giunta a casa, la propone su un sito online di scrittura creativa (il sito "Scrivere.info"). Incoraggiata da questa prima pubblicazione, da allora, continua a scrivere soprattutto su quel sito, alla pagina "stelsamo.scrivere.info". Come per ogni cosa che si affronta per la prima volta, nutrendo qualche remora sulle sue reali capacità, trincera la propria identità dietro lo pseudonimo di "stelsamo" (una sintesi del suo nome e cognome, utilizzato, tra l'altro, come nickname dell'indirizzo mail). Successivamente conia un termine apposito anche per i suoi  componimenti, che preferisce definire piuttosto col termine di "coseìe". Le sue coseìe diventano per lei un formidabile strumento per esprimere la sofferenza accumulata in tanti anni di difficile convivenza in ambito familiare ... ma sono anche uno strumento di denuncia per tutto ciò che non va nel mondo che la circonda. Lei pensa infatti, che per la sua immediatezza, la poesia, veicoli meglio il messaggio che si vuol trasmettere, che attraverso di essa giunge dritto al cuore. Dalla poesia al racconto il passaggio è breve e così comincia a scrivere dei racconti soprattutto di carattere sociale. Approdata su facebook, ha la possibilità di partecipare a diversi concorsi. Con la casa editrice "Rupe Mutevole", aderisce con una decade di sue poesie ("Riverberi poetici"), insieme alla compartecipazione di altri autori, alla realizzazione di un'antologia poetica dal titolo "Orizzonti di pensiero". Partecipando al concorso "Premio di Poesia Alda Merini" sponsorizzato dalla casa editrice "Ursini", la cui premiazione si svolge ad aprile 2014, ottiene l'inclusione nell'antologia "Ho conosciuto Gerico" della poesia dal titolo "A te, il nostro addio!", superando la prima selezione. Grazie a Facebook partecipa alla realizzazione di diversi e-book tutti pubblicati sul sito Calameo, tra cui: "Goccia a goccia 2014"; "Grovigli"; "Alda nel cuore 2014"; "InfinitAmore 2014"; "Alda nel cuore 2015" ... Con la casa editrice "Kimerik" ottiebe l'inclusione nell'"Enciclopedia Universale Degli Autori 2014". Al concorso "Un'isola di Pace" svoltosi nel dicembre 2014 ad Isola delle Femmine, patrocinato dal comune di Isola e dal "Laboratorio culturale L'Albero d'oro", arriva tra i primi dieci finalisti con la poesia "L'isola felice oltre l'io". Quest'anno con la casa editrice "Limina Mentis", partecipa alla realizzazione di due antologie, una poetica, dal titolo "Beneficio d'inventario" e l'altra di racconti, dal titolo "Tardo moderno immaginario". 



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