PUBBLICATO DA:Tascabili economici Newton
VOTO: 7
GIUDIZIO:
Sicuramente tutti voi conoscerete Hermann Hesse per aver letto, magari durante l’adolescenza, il suo libro più conosciuto: Siddharta, o forse nella vostra vita vi sarete imbattuti in un altro suo libro famoso: Il lupo della steppa, o avrete passato un bel pomeriggio leggendo dei sentimenti di Narciso e Boccadoro. Sono libri letti e conosciuti in tutto il mondo.
Bella è la gioventù è un libro meno noto rispetto a quelli precedentemente citati, scritto tra il 1907 e il 1908, composto da circa cento pagine. Contiene tre racconti nei quali si narra di una storia d’amore, o per meglio dire di innamoramenti giovanili, di cui ovviamente non vi dirò l’esito.
Nel primo racconto si legge di uno studente che torna a casa per le vacanze estive e vive quel turbamento e quel momento di incertezza che ogni studente fuori sede ha provato almeno una volta nella vita, la sensazione di straniamento e di gioia che accompagna il ritorno nei luoghi dell’infanzia. Nel secondo racconto, invece, troviamo un uomo adulto alle prese con i suoi ricordi, con uno in particolare, una ragazza bionda amata anni addietro. Nel terzo e ultimo episodio Hesse racconta la vicenda di un ragazzo in età da matrimonio che ha seri problemi nel dichiararsi alla ragazza dei suoi sogni a causa della sua timidezza.
Se ci soffermiamo sul titolo sembra che l’autore voglia osannare la verde età, però, ad una visione d’insieme dell’opera, il messaggio che Hesse vuole trasmetterci appare ambiguo, perché se da una parte il libro è pieno di descrizioni solari e positive dell’età giovanile dall’altra nei suoi protagonisti è sempre presente una vena di malinconia, o comunque un disagio sociale, sia esso una mancanza di ardire o un’eccessiva timidezza o ancora un eccesso di anni, disagi che non permettono di godere a pieno di questa felicità.
Si è giovani una volta sola, ma non se ne ha pienamente coscienza, ed è questo che spesso rende la nostra vecchiaia piena di rimpianti.
In questo libro si ritrova tutto lo stile dell’autore: le lunghe descrizioni degli ambienti, la costante presenza della natura, la riflessione sulla condizione umana, in particolari modo sulla solitudine dell’uomo che diventa più evidente durante le ore notturne, il lento e inesorabile incedere del tempo, la spensieratezza giovanile e i rimpianti dell’età adulta, la caducità delle cose belle e preziose, il rapporto tra realtà e sogno, la realtà vista attraverso la lente caleidoscopica delle emozioni, e la rappresentazione di un mondo così lontano dal nostro, ma con caratteri simili.
In fondo, l’uomo non cambia mai troppo.
RECENSIONE DI: ANTONELLA LOMUTO