Era
la settimana prima di Natale, ma l’atmosfera legata alla
festività imminente non aveva reso tutti più
buoni, anzi, proprio il contrario. Si era presentata a ben tre colloqui di
lavoro quel giorno, ed erano andati uno peggio dell’altro.
Non le restava che una speranza: Alice Schiano, accomodatrice di professione. L’annuncio
che aveva fatto pubblicare sul giornale diceva che cercava una segretaria.
Giulia non aveva la minima idea di cosa facesse un’accomodatrice,
probabilmente era una specie di architetto per interni, specializzata in
ambienti confortevoli… Non aveva importanza in fondo, visto
che le mansioni di una segretaria erano più o meno le stesse, in
qualunque settore si ritrovasse a lavorare. E lei aveva già
esperienza in molti settori, avendo cambiato sei impieghi solo nell’ultimo
anno. Proprio non capiva perché
i suoi superiori la prendessero quasi immediatamente in antipatia. Quelli che
lei considerava pregi: la sua sincerità, la schiettezza, la
precisione, i modi diretti e senza tanti fronzoli, per loro diventavano difetti
insormontabili. Proprio non se ne capacitava. Sua sorella le aveva detto che
sarebbe bastato tenesse chiusa la bocca ogni tanto, per riuscire a tenersi un
lavoro, ma non ne era capace, se vedeva qualcosa che non andava doveva farlo
notare, senza mezzi termini, era più forte di lei.
Si
presentò alla signorina Schiano con ben poco ottimismo
e lei non contribuì di certo a sollevarle il morale,
quando le annunciò di aver chiamato diversi suoi ex capi
per sentire cosa avevano da dire nei suoi confronti.
-Devo
ammettere che non hanno avuto remore nel dipingerla come un'impiegata capace,
ma scomoda. Saccente, bacchettona, irrispettosa, insolente, ostinata,
so-tutto-io, sono alcuni degli aggettivi più ricorrenti che hanno
usato per descriverla. In parole povere, sa fare bene il suo lavoro, ma averla
in ufficio sembra sia insopportabile. Ha qualcosa da dire a proposito?
Giulia
la fissò truce. Non intendeva a lasciarsi
intimidire, anche se la donna che aveva davanti la sovrastava di almeno dieci
centimetri. La signorina Schiano era una mora di circa trent’anni,
alta e ben piantata, con due spalle larghe tipiche di chi ha praticato molto
nuoto. Le ricordava un poco Xena la principessa guerriera, a pensarci bene, ma
questo non l’avrebbe frenata dal dire ciò
che pensava.
–Direi che sono stati dei maleducati e
che non avrebbero dovuto tirare in ballo delle impressioni personali e del
tutto soggettive, in ambito lavorativo. Questo è solo indice di poca
professionalità.
Sorprendentemente,
la bocca di Alice Schiano si aprì in un largo sorriso –Ben
detto. Vedo che non ha peli sulla lingua, proprio come mi avevano riferito.
Questa sua schiettezza è proprio ciò
che cerco nella mia segretaria, oltre all’efficienza,
naturalmente. A volte, nel mio lavoro, io tendo un poco a esagerare e ho
bisogno di qualcuno che non abbia remore a frenarmi.
Giulia
francamente non riusciva a immaginare in cosa un’arredatrice potesse
mai esagerare. Colori troppo sgargianti? Mobili troppo astratti e moderni?
Comunque se voleva qualcuno che non avesse problemi a dirle in faccia che una
sua scelta di stile faceva schifo, lei ci sarebbe riuscita benissimo.
-Inoltre
–continuò Alice –
sarà molto importante che sappia gestire
con polso i clienti, poiché la mia professione
può dare adito ad alcune problematiche
riguardanti il rapporto con il pubblico e i nostri assistiti. Alcuni animi potrebbero
accendersi e noi dobbiamo saperci tutelare.
Non
riusciva a credere che la gente si azzuffasse per dei mobili o dei complementi
d'arredo, ma rimase zitta, mentre la signorina Schiano proseguiva con il suo
discorso -Credo che lei potrebbe essere la persona giusta per il ruolo di mia
segretaria, ma...
Immaginarsi
se non c'era un ma, pensò
Giulia.
-Prima
voglio sottoporla ad un piccolo test. - concluse Alice Schiano.
-Che
tipo di test?
-Niente
di complicato, non si preoccupi. Il mio lavoro spesso richiede l'uso di
specifici accessori e siccome il loro acquisto sarebbe troppo oneroso, ho
stretto accordi con diversi negozi per poterli affittare a prezzi d'occasione.
Purtroppo però, uno dei commercianti che ho
contattato continua a rifiutare ogni mia offerta. Voglio che lo convinca lei.
La
richiesta era insolita, ma aveva senso. Un'arredatrice probabilmente doveva
mostrare ai suoi clienti possibili arredi e oggetti d'arte varia in
continuazione, non poteva certo acquistarli tutti di tasca propria -Di che negozio
si tratta?
-La
gioielleria Luna blu, in via Mascagni n. 5.
Perché
mai un'arredatrice aveva bisogno di affittare dei gioielli? Riuscì
appena a trattenersi dal chiederlo ad alta voce. Chi mai poteva capire questi
artisti? Forse li usava per abbellire i lampadari o per indossarli a importanti
serate mondane, dove promuoveva delle case o cercava clienti... Non importava.
L'unica cosa che contava era ottenere il lavoro e questo test sembrava fatto
apposta per lei. Era bravissima a costringere le persone a darle retta, volenti
o nolenti. Nessuno poteva rivaleggiare con la sua testardaggine.
-Se
li convincerò, l'impiego sarà
mio?
-Sì.
Oggi è il 23 dicembre, crede di potercela
fare entro il 28 dicembre? So che è poco tempo, ma i
miei incarichi spesso richiedono azioni tempestive e la mia segretaria deve
provare di saper agire bene e in fretta, anche sotto pressione.
Era
pochissimo tempo e quasi tutto festivo, ma poteva farcela.
Giulia
annuì -Il 28 ci vedremo qui e le consegnerò
un contratto, già firmato dal gioielliere, in cui si
impegna ad affittarle a un prezzo vantaggioso i suoi gioielli.
24 Dicembre
Era
la Vigilia di Natale e Giulia era pronta alla battaglia. Aveva scoperto che
Luna blu era una piccola gioielleria di proprietà di un certo Massimo
Breviglieri, che la gestiva personalmente, con l’aiuto di un solo
altro impiegato. Non si trattava di una delle blindatissime e carissime
gioiellerie milanesi sulla bocca di tutti, perciò supponeva che
convincere il proprietario a collaborare sarebbe stato semplice, ma la sua
supposizione si rivelò sbagliata.
Breviglieri
la ignorò bellamente, quando gli presentò
la proposta di collaborazione con Alice
Schiano. –Ho già
parlato con lei diverse volte e sono stato molto chiaro. Non intendo prestarle
alcun gioiello. Non occorre ne faccia una questione personale, io non li presto
a nessuno, né li affitto. Al massimo, per
promozione, posso metterli in mostra, ma solo sotto la mia personale
supervisione. Non mi posso permettere un’assicurazione che mi
risarcisca completamente, in caso smarrisca qualche pezzo.
Giulia
non intendeva certo arrendersi al primo rifiuto -Devo insistere. Non ha neppure
guardato il contratto. Come può rifiutare un’offerta
che non conosce nemmeno?
-Posso,
perché non mi interessa.
-Il
suo è un comportamento stupido e immaturo.
-Cosa?-
la guardava come se fosse pazza, solo perché aveva analizzato
oggettivamente la situazione.
-Rifiutare
un offerta che potrebbe essere vantaggiosa, senza neppure guardarla, è
qualcosa che un bravo uomo d’affari non farebbe
mai. Va a detrimento dei suoi guadagni, è del tutto illogico e
perciò stupido.
-Si
rende conto che è qui per convincermi ad ascoltarla e mi
ha già dato dello stupido ben due volte? Le
sembra il modo migliore per rabbonire una persona?
-Non
sono qui per addolcire nessuno, si tratta d’affari. Le offro un’occasione
per guadagnare qualcosa e contemporaneamente farsi pubblicità,
non c’è bisogno di indorare alcuna pillola, è
già palese che le conviene firmare. Faccio
appello alla sua logica.
Breviglieri
le lanciò uno sguardo di sfida -La mia logica mi
dice di rifiutare.
-La
interpelli di nuovo.- ribatté Giulia.
Lui
si limitò a voltarle le spalle, senza neppure
risponderle e tornò a servire i clienti.
Giulia
si sistemò su un divanetto nell’ingresso
e si preparò a una lunga attesa. Non si sarebbe
mossa di lì, finché lui non le avesse
dato retta. Se non altro la vista non era niente male. Massimo Breviglieri era
un gran bel ragazzo, sulla trentina, con ricci capelli castani. Non altissimo,
ma con un bel fisico, era dell’altezza giusta per
lei, che con il suo metro e sessantacinque, doveva spesso storcere il collo per
poter guardare negli occhi le persone. Peccato che non capisse niente.
In
pausa pranzo ritornò all’attacco,
presentandogli sotto il naso il contratto e bloccando la via del suo panino
alla bocca –Lo legga.
Breviglieri
sospirò, ma lo lesse. Poi la guardò
e disse secco –Rifiuto l’accordo.
-Lo
legga meglio.
-Sto
esaurendo la pazienza. Vada via da sola o la sbatto fuori dal negozio.
-Ho
tutto il diritto di stare qui, potrei essere una sua cliente o diventarlo da un
momento all’altro.
La
fissò torvo, ma non disse nulla.
Giulia
rimase in gioielleria fino all’orario di chiusura.
Non riuscì a farsi firmare il contratto, ma ascoltandolo
parlare con i clienti, venne a sapere che la sera di Natale Breviglieri avrebbe
partecipato a un gala organizzato dalla Signora Gornini Filandri a Palazzo
Reale, per una raccolta fondi a favore di non si sa quale causa. Anche lei
sarebbe stata là.
25 Dicembre
Era
la sera di Natale, ma invece di essere al cenone organizzato dalla sua
famiglia, Giulia si trovava davanti a Palazzo reale, pronta ad imbucarsi a una
festa privata. Non aveva dubbi sul fatto che sarebbe riuscita a entrare, gli
invitati erano numerosi e arrivano in gruppi disomogenei, che spesso si
perdevano in convenevoli proprio davanti all’ingresso.
Mimetizzarsi in mezzo a loro fu semplicissimo, anche perché
era minuta e vestita di nero, come molte altre signore, e una volta dentro non
le restò che trovare Breviglieri.
Il
gala si teneva nella Sala delle cariatidi e in effetti molti degli ospiti era
proprio anziane cariatidi, perciò individuare il
giovane gioielliere in smoking fu facile. Vicino a lui, in diverse teche, erano
esposti alcuni suoi gioielli: delle preziose parure in diamanti, smeraldi e
rubini per precisione, i cui colori richiamavano il tricolore italiano.
Lo
avvicinò e gli sorrise. Lui si limitò
ad aggrottare la fronte.
-Buon
Natale.- gli disse, prima di allungargli di nuovo il contratto.
-Cosa
diavolo ci fa qui? - sbottò Breviglieri,
cercando di dominarsi e non urlare davanti a tutta quella gente, ma non
riuscendo completamente nell'intento. Diverse signore si erano già
voltate verso di loro.
-Le
sto dando una seconda possibilità di tornare sui suoi
passi e correggere il suo errore, firmando questo contratto.
-Lei è pazza.- l’accusò
il gioielliere, scuotendo il capo.
-Affatto.
La mia mente è ben più lucida della sua.
Sto cercando di aiutarla e lei nemmeno se ne accorge. Questa serata dovrebbe
aiutare i suoi affari, giusto? Mettere in mostra i suoi gioielli a un evento a
cui presenzia buona parte della Milano
Bene dovrebbe procurale nuovi clienti. Almeno in teoria.
-Infatti.-
le rispose lui a denti stretti.
Giulia
indicò con la mano il tavolo che il catering
aveva riempito di leccornie natalizie -Eppure c'è più
gente intorno al buffet che non davanti alle teche, che stanno venendo
bellamente ignorate. Non mi sembra una strategia di marketing vincente. È
sposato, fidanzato, ha una compagna?
-No,
ma cosa c'entra...?
-Lo
immaginavo. Infatti è evidente che non capisce nulla di
psicologia femminile, anche se le donne sono le sue principali clienti. Guardi
e impari.
Giulia
lo prese per un braccio e si diresse verso un gruppo di donne che stavano
spettegolando lì vicino – Buonasera, scusate
l'interruzione, ma volevamo chiedervi un'opinione riguardo una piccola disputa
che abbiamo avuto. Io sostengo che sarebbe molto più
carino e interessante vedere i gioielli indosso a modelle o ad alcune degli
ospiti, invece che esposti in una fredda teca, mentre il signore sostiene il
contrario. Voi cosa ne pensate?
La
guardarono perplessa per qualche secondo, ma poi risposero una dopo l'altra.
-Vederli
su una modella, abbinati a un abito da sera, sarebbe carino.
-Già,
potresti vedere come si abbinano ad abiti di diversi colori e tessuti. Oppure
che effetto fanno su una pelle abbronzata o pallida....
-E
se stanno bene a chi ha un ampio décolleté,
oppure no.
Giulia
si girò verso Breviglieri, con un sorriso
soddisfatto, poi lo trascinò verso altre due
coppie a cui chiese la stessa cosa, ottenendo più o meno la stessa
risposta.
Prima
che importunasse tutti gli ospiti, lui si affrettò a portarla al centro
della sala, dove alcune coppie avevano già iniziato a ballare
sulla musica messa dal deejay della serata e, prendendola tra le braccia, la
costrinse a seguire il ritmo.
-Ehi!-
si lamentò lei, ma lui la zittì,
tirandola più vicino a sé
per sussurrarle -Ho capito dove vuole arrivare, ha provato il suo punto di
vista, non occorre che faccia il giro di tutta la sala!
-Spero
sul serio di averle aperto gli occhi. Lei ha un disperato bisogno di pubblicità.
Ieri era la vigilia di Natale, il suo negozio avrebbe dovuto essere pieno, invece
era deserto. Affittare i suoi gioielli è solo la prima di
molte cose che potrebbe fare per migliorare i suoi affari.
-Non
si stanca mai di dire agli altri ciò che devono fare?
Giulia
alzò gli occhi al cielo –È
tutta la vita che ho la sensazione di essere l’unica a vedere con
chiarezza problemi e soluzioni intorno a me. Cerco sempre di dare una mano, di
spiegare come molte cose potrebbero essere risolte o migliorate, ma nessuno mi
ascolta. Nessuno vede ciò che io vedo. E ciò
mi fa sentire diversa. Isolata. E non è solo una sensazione,
la gente arriva al punto di evitarmi, perché vengo considerata
una saccente rompiscatole, quando tutto ciò che cerco di fare è
aiutare il prossimo. Se solo potessi lavarmi le mani dei fatti altrui, non
interessarmi di ciò che avviene intorno a me, mi creda, lo
farei. Mi eviterei una montagna di problemi! Avrei un lavoro, tanto per
cominciare, e stasera sarei con la mia famiglia e i miei nipotini invece che
qui, a venire giudicata ancora una volta! Ma io non sono fatta così,
rifiuto di lasciarmi intimidire dagli altri o di arrendermi alla prima
difficoltà. Vado avanti per la mia strada e al
diavolo ciò che pensa la gente. Io ho la coscienza
posto e tanto mi basta!
Lui
la fissò per qualche minuto senza parlare, una
luce pensosa negli occhi -Bè, senza dubbio ha
coraggio, questo devo ammetterlo. Molti avrebbero già
rinunciato a tentare di convincermi, ma lei no. E in effetti, i responsi che ho
sentito mi hanno fatto riflettere.
-Firmerà
il contratto?
-Ci
devo pensare, ma me lo lasci. Lo voglio rileggere con calma.
-Potrebbe
utilizzarlo come base, per creare contratti simili con altre aziende o
professionisti di vari settori. La sua gioielleria ha bisogno di espandersi, le
occorre qualcuno che le possa suggerire nuove idee e la aiuti a comprendere
meglio il punto di vista femminile. Dovrebbe trovarsi una fidanzata. Qualcuno
deciso, dinamico, che saprebbe darle le dritte giuste, ma non lavorasse per
lei. Io, per esempio, saprei benissimo cosa suggerirle per migliorare i suoi
affari e sono libera e disponibile.
Breviglieri
sgranò gli occhi –
Lei è veramente la persona più
strana che io abbia mai incontrato. Non so neppure il suo nome di battesimo, ci
siamo visti ieri per la prima volta, e solo per questioni lavorative. L’ho
ignorata, trattata a pesci in faccia e fatto capire in ogni modo che non volevo
niente a che fare con lei, e ora mi dice che sarebbe disposta a diventare la
mia fidanzata!?!
Giulia
sospirò –L’ho
fatta arrabbiare di nuovo. Non lo faccio apposta, mi creda. Il mio problema è
che non ho filtri fra il cervello e la bocca, se penso una cosa devo dirla. Se
vedo un problema e capisco la sua soluzione, devo comunicarla all’interessato,
anche se so che questo se ne risentirà, perché
si sentirà sminuito e, per ricambiare, cercherà
di sminuire me. È la storia della mia vita. E come se
non bastasse, sono incapace di mentire. Non capisco, né
ho mai capito, l’utilità delle bugie, perciò
non le utilizzo, nemmeno per essere gentile. D’altronde come si può
considerare gentilezza una menzogna, che altro non è
che una presa in giro? Io la trovo attraente e non vedo motivo di
nasconderglielo. Trovo anche che abbia bisogno di una fidanzata che l’aiuti
nel suo lavoro, perciò perché non propormi? Però
ha ragione, avrei almeno dovuto dirle il mio nome completo prima. Io sono
Giulia Veghini e dobbiamo certamente darci del tu, ormai.
-Tu
mi sconcerti Giulia.
-Non
è una novità
purtroppo, tendo ad avere questo effetto sulle persone.- gli rispose in tono
rassegnato.
Lui
la scrutava, come fosse un puzzle particolarmente complicato da risolvere -Non
so se essere lusingato o spaventato. Una parte di me, è
tentata di fuggire a gambe levate, ma un’altra è
incuriosita dal modo in cui funziona la tua mente. E sono curioso di testare la
tua sincerità cronica.
-
Chiedimi pure tutto ciò che vuoi, al massimo mi rifiuterò
di rispondere, ma non mentirò.
Una
luce divertita gli accese lo sguardo -Sei una bionda naturale?
-Sì.
Ma ne potrai avere prova, solo se diventeremo intimi, non prima.
-Sei
attratta da me, fisicamente?
-Ti
trovo estremamente carino e sei dell’età
e dell’altezza giusta per me, due particolari
molto importanti.
-Ti
piaccio solo per il mio aspetto prestante, allora?
-Sei
carino, ma se inizi a fare il pavone perderai punti, ti avverto. Sei in cerca
di complimenti? Sono attratta dal tuo aspetto, ma non solo da quello. Anche se
non ti conosco abbastanza per giudicare con cognizione di causa il tuo
carattere, quello che ho visto mi piace. Nonostante la mia insistenza e i miei
modi fin troppo schietti e diretti, non mi hai trattato male, né
urlato più di tanto contro, e stasera invece di
farmi cacciare via dai buttafuori, in quanto non invitata, quando ti ho messo
in imbarazzo davanti agli ospiti, ti sei limitato a portarmi sulla pista da
ballo. Sei stato un vero gentiluomo e non è cosa da tutti.
-Ho
qualche speranza di portarti a letto stasera?
-Se
berrò abbastanza champagne, credo proprio di
sì. Ma credo anche che tu non sia il tipo
che si approfitta di una debolezza altrui. Ho un’alta opinione del tuo
carattere e non penso tu voglia deludermi. Mi sembri il tipo di persona che
cerca sempre di accontentare gli altri e rispondere alle loro aspettative. Mi
sbaglio?
Massimo
sospirò –Purtroppo no. Ce l’ho
scritto in fronte?
-No,
ma ti ho visto con i tuoi clienti e sono piuttosto brava a giudicare le persone
al primo sguardo. Non preoccuparti, se ci metteremo insieme, penserò
io a fare in modo che le persone non pretendano troppo da te.
-
È sicuramente un buon argomento per
convincermi a non scappare dal tuo insolito corteggiamento, se lo possiamo
chiamare così, ma avrei preferito un incoraggiamento
più… fisico.
-Ti
accontento subito - disse Giulia, prima di allacciargli le braccia al collo e
alzarsi in punta di piedi, per baciarlo davanti ai circa ottocento invitati
della festa di Natale.
26 dicembre
Questa
prometteva di essere una buona giornata per Giulia. Finalmente avrebbe avuto in
mano il contratto firmato, che le avrebbe permesso di ottenere il lavoro di
segretaria della signorina Schiano, e forse avrebbe persino guadagnato un
fidanzato grazie a questa assurda storia. Un nuovo impiego e un uomo sarebbero
stati due regali di Natale molto graditi.
Purtroppo
le sue aspettative finirono in frantumi davanti alla vetrina della gioielleria
che era irrefutabilmente chiusa. Sulla saracinesca abbassata campeggiava un
foglio su cui era stato stampata una breve e misteriosa frase: Non sono qui.
La
sera prima Massimo le era sembrato intrigato e incuriosito, quando le aveva
dato appuntamento lì quella mattina... invece doveva averlo
spaventato. Era abituata a una tale reazione, eppure lui le era sembrato
diverso. Non poteva essersi ingannata a tal punto.
Rilesse
almeno dieci volte quella frase, mentre il suo cervello lavorava a mille
all'ora. Non era ciò che avrebbe scritto qualcuno che non
voleva più essere importunato da una pazza.
Anzi... Non sono qui implicava che si
trovasse altrove e che forse voleva che lei lo trovasse. Suonava come una
sfida. E lei non si tirava mai indietro davanti a una sfida.
Consultò
le Pagine Bianche e trovò facilmente il suo indirizzo di casa.
Arrivò al portone del condominio e non si
stupì di trovare di nuovo un foglio bianco
con su scritto: Non sono nemmeno qui.
La
prendeva pure in giro! D’altronde sarebbe stato troppo facile.
Rifletté
su dove mai potesse essersi nascosto, le possibilità
erano infinite, ma se voleva essere trovato doveva essere un luogo che lei
conosceva e poteva associare a lui.
Decisa,
si diresse all’ufficio di Alice Schiano. Le luci erano
spente, tutto era chiuso, sulla porta a vetri campeggiava la scritta: Non sono nemmeno qui.
Per
uno che aveva detto di non capire come funzionava la sua mente, Massimo
sembrava saperla anticipare fin troppo bene!
Trovare
l’indirizzo di casa della Schiano fu più
complicato. Non era sulle pagine bianche, ma il sito dell’agenzia
riportava un numero di cellulare, che incrociato con i dati di Linkedin e altri
siti fornì un recapito.
Lì
non trovò ad attenderla alcun biglietto, il che
sembrava promettente. Suonò il campanello, e la
signorina Schiano scese ad aprirle la porta con espressione fin troppo pimpante
-Salve! Mi spiace dirle che Breviglieri non è qui. Mi ha chiamato
prima, avvertendomi che forse sarebbe passata e di girarle questo messaggio. La
cosa mi ha alquanto incuriosita, spero che poi mi racconterà
tutta la storia una volta che verrà a consegnarmi il
contratto. Adoro gli intrighi! D’altronde con il
lavoro che faccio è normale.
-Cosa
c’entrano mai gli intrighi con l’arrendamento?
-Lei
crede io sia un’arredatrice?! Oh no! Il mio impiego è
molto più interessante! Vedrà
che non si annoierà mai con me! Mi sembra molto portata
per il mio settore. Ma non voglio rovinarle la sorpresa. Domani mi porti il
contratto e le spiegherò tutto. Buona caccia!
Chiuse
la porta e lasciò Giulia sul pianerottolo a riflettere.
Dove cavolo poteva essersi cacciato Massimo?
La
cosa più logica era che si fosse nascosto nell’ultimo
posto, tra i luoghi a lei noti, in cui avrebbe guardato. Ma certo! Come aveva
fatto a non capirlo prima?
Corse
a casa sua e lo trovò ad aspettarla davanti alla porta.
Quella mattina doveva aver aspettato che lei uscisse, per appostarsi poi
davanti al suo appartamento.
Quando
la vide arrivare, le sorrise –Hai fatto in fretta,
speravo di farti girare di più, ho sistemato un
sacco di biglietti in giro per Milano.
-Perché?
-Dovevo
farmi desiderare un poco, non credi? Non potevo renderti tutto troppo facile, o
avresti perso interesse.
Giulia
scosse la testa. Si era dato tanto da fare per lei! E per attirarla, non per
respingerla! Era incredibile. Nessuno aveva mai fatto niente del genere. Di
solito si limitavano a scappare a gambe levate. Era quasi commossa. –
Quindi ti interesso?
Massimo
le prese il viso fra le mani e la baciò dolcemente sulle
labbra, una carezza che la scaldò fin nel profondo,
per l’attenzione e la cura con cui la stava
sfiorando. Come fosse qualcosa di fragile e prezioso. Proprio lei, che veniva
considerata da tutti una specie di bulldozer irrefrenabile.
-Sì,
mi interessi, nel caso non l’avessi già
capito. – le sussurrò,
allontanando appena le labbra dalle sue. –Che tu ci creda o no,
non mi capita tutti i giorni di venire inseguito da una bella donna, per di più
incapace di mentire. Non voglio perdere quest’occasione. Sei un
gioiello raro.
-Ora
mi hai messo in imbarazzo. Cosa per niente da me. Non so cosa dire per
ricambiare, non sono abituata ai complimenti. Di solito mi considerano solo una
gran rompiscatole e non esitano a dirmelo. - ammise Giulia
-Meglio
per me, se nessun uomo fino ad oggi ti ha capito. Altrimenti non saresti ancora
single. Non sai quanto sia piacevole non doversi arrovellare per cercare di
capire cosa pensi! Di solito bisogna cercare di intuire da mille segnali cosa
vuole una donna, poiché non te lo dirà
mai in modo chiaro e tondo, vuole che tu ci arrivi per istinto, convinta che se
la ami davvero, devi saperlo e basta. Invece con te basta chiedere e a volte
non bisogna fare neppure quello, poiché dici sempre
spontaneamente ciò che ti passa per la testa. Come ora ad
esempio. Nessuna donna di mia conoscenza avrebbe mai ammesso di non essere
abituata ai complimenti, ma tu l'hai fatto senza problemi. Credo che potrei
innamorarmi seriamente di te.- ammise Massimo, poggiando la fronte contro
quella di lei.
Giulia
gli sorrise -Bene! Perché io credo di volerti proprio sposare.
-Un
uomo normale fuggirebbe sentendo questo, te ne rendi conto? - le confidò
Massimo, solo per vedere il sorriso di lei divenire trionfante.
-Ma
tu non sei normale, sei straordinario. Non per nulla ti ho scelto. E io non
sbaglio mai.